Analisi delle diseguaglianze nel rapporto pubblicato dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea
Quali sono le differenze fra gli Stati membri in materia di cambiamento professionale e di piattaforme di lavoro? Quali sono i principali fattori che stanno maggiormente incidendo sulle strutture occupazionali in Europa negli ultimi quindici anni?
Dopo aver guardato nei mesi scorsi a tutti gli elementi del quadro trasformativo e di impatto tecnologico, della metamorfosi delle competenze e delle sfide e opportunità del digitale in materia di lavoro, proviamo ora a dare una risposta a questi interrogativi analizzando ancora una volta i dati inseriti nel rapporto del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea dal titolo “The changing nature of work and skills in the digital age”.
In generale il rapporto evidenzia l’esistenza di crescenti disparità territoriali in materia di strutture occupazionali, sia fra i diversi Stati membri che fra le regioni di un medesimo Stato membro. Ciò dimostra la rilevanza e l’opportunità di avere dati analitici e di confronto sia a livello di media europea che a livello locale e regionale. La possibilità di un raffronto su scala regionale è di fatto uno dei fattori di maggiore significato anche nell’analisi del quadro interpretativo e delle disparità economiche, tecnologiche, sociali e territoriali.
Come abbiamo potuto rilevare nel corso dei precedenti approfondimenti, il cambiamento tecnologico è certamente un fattore chiave del cambiamento strutturale nel mercato del lavoro. Se identifichiamo i compiti e i lavori che le nuove tecnologie stanno sostituendo, potenziando o creando, saremo anche in grado di comprendere meglio le implicazioni di questi nuovi sviluppi dal punto di vista della disuguaglianza. E l’ultima ondata di cambiamento tecnologico sembra promuovere la polarizzazione dell’occupazione. La caratteristica distintiva di un mercato del lavoro polarizzante è il passaggio da lavori di media retribuzione a quelli a basso livello e a quelli ben pagati.
Tuttavia i diversi modelli di ristrutturazione dell’occupazione presenti in tutti i paesi e nelle regioni dell’Unione europea suggerisce che, oltre alla tecnologia, sono molti altri i fattori di influenza che stanno mediando l’effetto del cambiamento tecnologico sulle strutture occupazionali: dall’urbanizzazione alla deindustrializzazione, dalla struttura del mercato del lavoro fino alla stessa configurazione delle istituzioni.
D’altro canto, le dinamiche dell’occupazione a livello regionale mostrano che le regioni con una maggiore capacità di innovazione hanno maggiori probabilità di attrarre posti di lavoro di alta qualità. Le aree con quote elevate di posti di lavoro ben pagati tendono a raggrupparsi all’interno di ciascun paese, di solito intorno alle regioni della capitale, suggerendo che esistono alcuni effetti di rete. Al contrario, i lavori a basso reddito sono più comuni nelle regioni periferiche. Ma le regioni delle capitali non attraggono solo manodopera qualificata, ma anche lavoratori con scarse qualifiche. Di conseguenza, le regioni delle capitali sono quelle che hanno maggiori probabilità di mostrare segni di polarizzazione dell’occupazione. Ampliando la scala di analisi, il Rapporto evidenzia come di fatto solo pochi paesi hanno sperimentato una polarizzazione del lavoro pervasiva negli ultimi due decenni. Nel periodo 1995-2007 prove della polarizzazione del lavoro sono state trovate principalmente nei paesi dell’Europa occidentale, tra cui Francia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito. In alcuni di questi paesi, in particolare Paesi Bassi e Regno Unito, la struttura del lavoro ha continuato a polarizzarsi anche negli ultimi anni.
Osservando, invece, i cambiamenti delle strutture lavorative nelle regioni dell’Unione europea tra il 2002 e il 2017 emerge l’assenza di modelli di trasformazione prevalenti. Le regioni europee tendono in generale ad essere simili a quelle dei loro rispettivi paesi. Ad esempio, in linea con ciò che si osserva per l’intero paese, dal 2002 la struttura occupazionale di tutte le regioni polacche è in linea con la media UE-9. Tuttavia, esistono anche casi dove le strutture di lavoro tra regioni dello stesso paese si sono evolute in modo molto diverso l’una dall’altra. In linea generale, però, ciò che emerge in modo netto dal Rapporto è che negli ultimi anni il grado complessivo di diversità tra le strutture occupazionali regionali in Europa sta crescendo piuttosto che ridursi.