Musei e Culture Digitali – Regione Veneto
Il corso I Musei e le Nuove Culture Digitali ha coinvolto più di 200 operatori culturali veneti in un percorso formativo sull’impiego del digitale, abbracciando non solo gli strumenti tecnologici ma anche la cultura, gli orizzonti professionali e i nuovi patrimoni che da essi scaturiscono.
Le attività formative hanno portato gli operatori a riflettere sulle principali sfide introdotte dalla rivoluzione digitale: la cultura partecipativa, che sta rivitalizzando il rapporto tra musei e visitatori; l’avvento di un nuovo pubblico, gli utenti online, che spesso diventano i principali promotori dei musei nel web; l’introduzione del concetto di patrimonio digitale, che ha esteso la curatela all’interno degli spazi virtuali introducendo nuovi prodotti e nuove modalità di fruizione.
Il corso ha avuto una partecipazione ampia sia dal punto di vista dell’estensione geografica – includendo istituzioni culturali delle Province di Belluno, Treviso, Vicenza e Venezia – che dal punto di vista delle professionalità coinvolte, essendo stato rivolto a tutti i ruoli dell’organizzazione museale: figure dirigenziali, curatori e staff. Alle attività formative hanno, infatti, partecipato operatori impiegati nelle aree della comunicazione, curatela e didattica e afferenti ai livelli organizzativi del top management (direttori e responsabili di musei, coordinatori di reti), middle management (curatori, responsabili dei servizi educativi, responsabili della comunicazione, membri del comitato scientifico), e staff (operatori didattici, volontari, addetti alla biglietteria, operatori del servizio civile).
Il corso ha anche sviluppato un’apposita piattaforma didattica – che permette ai partecipanti di rivedere i video delle lezioni approfondire i contenuti e interagire con i docenti – che è ospitata all’interno del museo virtuale DOLOM.IT (museodolom.it/home/moodle), una piattaforma partecipativa per la sperimentazione e creazione di nuovi patrimoni digitali in rete.
Esperienze
I musei e le istituzioni culturali si trovano da più di 30 anni a contatto non soltanto con nuove tecnologie e strumenti operativi, ma anche con nuove pratiche che stanno modificando profondamente il modo in cui concepiscono il patrimonio, sviluppano la propria offerta culturale e interagiscono con i propri pubblici. A fronte di questo contesto di cambiamento, le istituzioni coinvolte sentivano il bisogno di accrescere la propria visibilità, anche attraverso l’utilizzo di nuovi strumenti e modalità di espressione che permettessero di intercettare pubblici nuovi.
Principale obiettivo del corso era quello di trasmettere come il digitale non sia solo uno strumento, ma porti con sé nuove culture nei confronti delle quali è importante sviluppare un approccio attivo, propositivo e creativo. Questo obiettivo e stato declinato nei seguenti sotto-obiettivi:
- aggiornare le competenze digitali degli operatori culturali veneti e diffondere il digital thinking in tutti i livelli organizzativi (top management, middle management e operatori);
- accompagnare le istituzioni nel ripensamento del proprio patrimonio, della propria offerta, della propria mission e del proprio ruolo sociale attraverso il confronto con nuove pratiche e culture digitali;
- aumentare la competitività delle imprese culturali in un’ottica di rete, stimolando un approccio partecipativo nelle relazioni con il pubblico e con il sistema turistico e produttivo.
Il progetto, anche attraverso il coinvolgimento ad ampio raggio di un’eterogeneità di soggetti pubblici e privati che operano nel settore cultura, si pone i seguenti obiettivi generali:
- Diffondere il digital thinking e aggiornare le competenze degli operatori e del middle management che operano nei settori marketing, amministrazione, didattica e comunicazione del tessuto culturale delle Province di Belluno, Padova e Venezia.
- Rafforzare la capacità istituzionale dei soggetti coinvolti e migliorare la qualità delle prestazioni dei propri servizi culturali in un’ottica di rete, ponendo le basi per la creazione di un circuito culturale basato sulla cooperazione delle risorse umane.
- Aumentare la competitività delle imprese culturali a livello regionale e locale, stimolando un approccio innovativo nelle relazioni con il pubblico e con il sistema turistico e produttivo adatto ad affrontare le sfide dell’era contemporanea.
- Accompagnare le istituzioni culturali verso una transizione tecnologica ma anche concettuale funzionale al ripensamento dei propri prodotti e servizi, della propria mission e del proprio ruolo sociale nell’era digitale.
- Aumentare il livello di digitalizzazione e informatizzazione per aumentare l’accessibilità e fruibilità delle risorse culturali e consentire una maggiore interazione tra gli attori dell’offerta culturale e il pubblico.
- Consolidare una rete di soggetti che operano, a livello nazionale e regionale, nei settori della formazione permanente, della formazione, delle politiche sociali e del lavoro, dell’innovazione culturale e della digitalizzazione.
- Stimolare l’elaborazione di una serie di moduli formativi validi a livello nazionale, regionale e locale per l’aggiornamento delle competenze digitali dei professionisti della cultura.
Il corso ha alternato momenti teorici e momenti di esercitazione pratica, facendo sì che la conoscenza delle tecnologie avviasse una più ampia riflessione sull’orizzonte e il ruolo dei musei nell’epoca della digitalità. Le attività formative sono state suddivise in diverse aree tematiche:
- Audience development e Marketing culturale: i pubblici online e l’engagement digitale
- La didattica 2.0: nuove competenze e metodologie digitali per la didattica museale
- Il Digital Cultural Heritage: nuove pratiche di curatela digitale, copyright e open data
- Il museo fuori dal museo: nuove produzioni culturali nell’era digitale
- Crowdfunding e finanziamenti per la cultura
A ciascuna di queste aree è stato collegato un modulo formativo e un project work, che ha permesso sia la formazione in aula che l’applicazione delle competenze attraverso la progettazione guidata di nuovi prodotti digitali. Le attività formative sono state precedute da una serie di interviste individuali a ciascuna istituzione culturale coinvolta, con l’obiettivo di indagare le esigenze formative specifiche di ogni partecipante e sviluppare attività il più possibile adatte al contesto territoriale di riferimento, aumentandone in questo modo l’efficacia. A seguito della formazione sono state organizzate quattro sessioni di consulenza di gruppo, che hanno permesso di accompagnare i partner di progetto nello sviluppo e inserimento delle nuove pratiche all’interno dell’istituzione.
È stata svolta, inoltre, grazie al contributo del partner operativo Triskel, l’attività “Learning objects web based per potenziare l’esperienza museale” dedicata a Coopculture in cui sono stati sviluppati dei modelli operativi di e-learning per la formazione degli operatori museali.
Gli interventi formativi sono diretti a un gruppo eterogeneo di operatori e figure provenienti dal middle management del settore cultura distribuito nelle Province di Belluno, Padova e Venezia.
La Provincia di Belluno presenta una realtà molto ricca e diversificata dal punto di vista dei musei, spesso di medie-piccole dimensioni, con un numero ridotto di personale dipendente ma con un tessuto di collaboratori esterni molto eterogeneo e abituato a lavorare in rete. Al progetto hanno aderito in partenariato 20 enti culturali bellunesi, per un totale di 64 operatori provenienti da 14 musei (Museo Etnografico di Seravella, il Museo Settimo Alpini, il Museo Vittorino Cazzetta di Selva di Cadore con l’associazione Trame di Storia, il Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore, il Museo Marmolada Grande Guerra, il MIM – Museo Interattivo delle Migrazioni di Belluno, la Casa Tiziano e il Museo Archeologico di Pieve di Cadore, il Museo del Baco di Vittorio Veneto, il Museo diocesano di Feltre, il Museo Civico e la Galleria d’Arte Moderna “Carlo Rizzarda” di Feltre, Museo Storico della Bicicletta di Cesiomaggiore, il Museo Civico Archeologico di Mel) e da altre 12 realtà culturali (l’Istituto Cultural Ladin “Cesa de Jan”, la Magnifica Comunità di Cadore, il gruppo Folklorico di Cesiomaggiore, l’Unione Ladini d’Ampezzo, Centro Servizi Volontariato di Belluno, le guide naturalistiche della Cooperativa Mazarol, l’Associazione Fenice Arte Cultura Turismo, la Filarmonica di Belluno con il suo archivio storico, l’Associazione Bellunesi nel Mondo, l’Associazione Danza e Dintorni, il gruppo di operatori didattici di TADAlab e della sezione TAM del CAI di Belluno).
Una gran parte di questi operatori nel 2015 ha frequentato un corso di formazione dedicato allo sviluppo dell’attività educativa nell’ambito della rete dei Musei della Provincia di Belluno, la cui organizzazione è stata affidata all’associazione ISOIPSE, attuale partner operativo di Apintrustria Servizi srl, e membro attivo della Digital Cultural Heritage School (diculther.eu), il network italiano per il digital heritage. Il progetto formativo si inserisce, quindi, in una linea di continuità con le esperienze precedenti e permette di sviluppare e diffondere ad ampio raggio le pratiche di valorizzazione digitale del patrimonio culturale avviate dal museo virtuale del paesaggio DOLOM.IT (museodolom.it).
- Avviso pubblico
A questo progetto hanno collaborato assieme ad Apindustria Servizi srl, ente promotore, i seguenti partner operativi:
Isoipse Sinergie Strategie Territorio; Sumo Società Cooperativa Sociale; Triskel srl.
Sì
- Personale interno all’ente/agli enti appartenente a più unità organizzative
La didattica è stata affidata all’associazione ISOIPSE e a TRISKEl. Il corso ha ottenuto il patrocinio di due importanti istituzioni accademiche: la Digital Cultural Heritage School, il network italiano per la diffusione del digital heritage nei programmi formativi scolastici e universitari, e il m.a.c.lab, il laboratorio di Management delle Arti e della Cultura del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Risultati
I 5 project work e le 4 consulenze di gruppo hanno permesso la realizzazione di una serie di nuovi prodotti digitali, co-creati dagli operatori stessi grazie alle competenze acquisite e alla guida dei docenti nel processo di realizzazione.
Nell’ambito del corso sono stati realizzati 5 nuovi tour multimediali su izi.TRAVEL finalizzati alla scoperta di 5 siti culturali della Provincia di Belluno, un percorso in Instant Silent Play in collaborazione con La Piccionaia di Vicenza dedicato al sito archeologico-termale di Lagole di Cadore, 9 invasioni digitali e una serie di collezioni tematiche nel nuovo profilo Pinterest dei Musei Altovicentino.
I musei hanno incrementato la loro capacità di promuoversi in un’ottica di rete, co-progettando durante i tavoli di lavoro del corso una serie di iniziative digitali sui social network. In particolare, il modulo dedicato all’audience development e al marketing culturale ha promosso la realizzazione del contest DidaMash DidaDolom, invitando 9 musei a reinterpretare le didascalie di alcuni oggetti ispirati al patrimonio dolomitico, e la partecipazione degli stessi alla Museum Week 2018, la settimana dedicata ai musei su Twitter. Tra il 23 e il 29 aprile, i musei hanno pubblicato degli approfondimenti tematici sui loro profili social (Facebook e Instagram) che poi sono stati raccolti e twittati da Museo Dolom.it.
Nell’ambito della formazione dedicata a coopculture sono stati prodotti dai partecipanti dei materiali e-learning per la formazione degli operatori museali.
Il progetto si proponeva un aumento della confidenza digitale da parte degli operatori delle istituzioni partecipanti, l’introduzione del digital thinking in tutti i livelli organizzativi, un aumento del livello di accessibilità digitale delle risorse culturali, un aumento della competitività delle organizzazioni culturali a livello locale e regionale, l’avvio di una comunità di pratica che permettesse agli operatori culturali di confrontarsi e sostenersi vicendevolmente nel ripensare l’offerta culturale e il cambiamento organizzativo della propria istituzione.
Il progetto ha raggiunto i risultati attesi.
In particolare, uno dei principali risultati del progetto, testimoniato anche dai questionari di valutazione e dalle schede di impatto che sono state compilate dai partecipanti al termine del corso, è stato il cambiamento di approccio e di prospettiva nei confronti del proprio lavoro e degli ambiti di azione del museo. La riflessione avviata dalle lezioni e dalle attività progettuali ha, infatti, permesso un ripensamento sia delle pratiche precedenti che delle modalità con le quali un museo, oggi, può realizzare la sua missione di diffusione della cultura, utilizzando la rete come nuovo spazio di curatela e di interazione con i pubblici: sia quelli gia esistenti e potenziali.
Un altro importante risultato è stata la messa in rete delle istituzioni, sia attraverso la progettazione collaborativa di iniziative digitali che attraverso la riflessione condivisa su problematiche comuni. Il corso ha contribuito all’avvio di una comunità di pratica rispondendo al bisogno di confronto su come il digitale abbia cambiato orizzonti, pratiche e modalità di lavoro, partendo dalla condivisione best practices in tema digitale e aprendo i confini delle istituzioni culturali alla compenetrazione di esperienze diverse.
Tre sono stati i principali punti di forza del progetto:
- La compresenza di tre elementi formativi che si sono sostenuti a vicenda: gli approfondimenti tematici sulle culture digitali e la formazione specifica su alcuni strumenti e piattaforme considerate strategiche per il settore culturale; la progettazione e implementazione di nuove pratiche e prodotti da parte degli stessi partecipanti; la riflessione condivisa attraverso tavole rotonde a cui sono stati invitati anche istituzioni ospiti (es. Fondazione Musei Civici di Venezia, ICCU), che hanno condiviso approcci e problematiche legate all’introduzione del digitale nel mondo della cultura con i partner di progetto.
- La qualità didattica delle attività formative: al corso hanno partecipato in qualità di docenti diversi professionisti con una lunga esperienza sia nazionale che internazionale in ciascuna area di riferimento (audience development e marketing culturale, curatela digitale, metodologie didattiche innovative). Molti tra i docenti, infatti, collaborano stabilmente sia con organizzazioni chiave nel settore della promozione digitale della cultura (es. Invasioni Digitali, Europeana, CulturaItalia, DiCultHer) che in importanti realtà accademiche, come la School of Museum Studies dell’Università di Leicester e l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
- Il grande numero di istituzioni alle quali la formazione è stata simultaneamente erogata – ben 34 organizzazioni culturali provenienti da tutte le province venete tra cui diverse aree montane e rurali – che l’ampia partecipazione da parte degli operatori. Questa ampiezza di soggetti ha permesso di sperimentare la validità dell’approccio formativo con diverse figure professionali (direttori, curatori, operatori didattici, volontari) e livelli organizzativi (top management, middle management e staff), facendo, inoltre, emergere sia esigenze formative specifiche di ciascuna figura professionale sia la necessità di una maggiore compenetrazione tra settori diversi.
Si rilevano due principali criticità:
- Sebbene il top management rappresenti il 30% dei partecipanti, non tutti i partner di progetto hanno inviato direttori o curatori al corso. Abbiamo rilevato, infatti, che è ancora molto radicata la convinzione che l’aggiornamento digitale riguardi principalmente l’apprendimento di nuovi strumenti e l’adozione di pratiche operative e che interessi prevalentemente gli addetti alla gestione dei profili social o gli operatori didattici. Il corso ha affrontato questo pregiudizio culturale attraverso la progettazione di un’area formativa dedicata al tema della curatela digitale nella quale anche i conservatori, i curatori e i direttori potessero riflettere sull’evoluzione delle proprie pratiche. Il modulo e il project work riferito a questa area formativa sono risultati quelli con la maggiore percentuale di frequenza da parte del top management.
- La distanza geografica tra i partner di progetto, diversi dei quali situati in regione montane, ha posto il problema di eleggere come luoghi per l’incontro e l’erogazione della formazione, mete che potessero essere raggiunte senza troppe difficoltà dalla maggior parte degli iscritti. Rispondendo a questa esigenza, i tanti appuntamenti del corso si sono tenuti in località diverse, quali Belluno, Feltre, Cesiomaggiore, Vittorio Veneto, Valstagna, Pieve di Cadore, Malo, Venezia, al fine di adattarsi di volta in volta alle esigenze di spostamento dei partecipanti. In aggiunta, è stata predisposta una piattaforma didattica online dove i partecipanti potessero rivedere le lezioni, reperire i materiali didattici sia per approfondire che per recuperare le informazioni degli interventi ai quali eventualmente non fossero riusciti ad assistere in prima persona.
Elementi utili al trasferimento dell’esperienza
Il principale insegnamento che si può trarre dal corso ‘I Musei e le Nuove Culture Digitali’ al fine di progettare iniziative simili è rappresentato dalla consapevolezza che esiste una stretta compenetrazione tra apprendimento individuale, adozione pratica e dimensione strategica del museo.
L’analisi dei questionari di valutazione e delle schede di impatto ha dimostrato come la compresenza di queste tre dimensioni – l’introduzione di nuove competenze digitali, la progettazione e l’attuazione di pratiche digitali e un’ampia riflessione sulle culture digitali tra tutti i livelli organizzativi – sia un elemento essenziale di qualsiasi programma di formazione che miri a sostenere le istituzioni culturali nella trasformazione digitale. Dall’analisi emerge anche come l’introduzione di nuove pratiche digitali abbia stimolato una riflessione sull’aggiornamento dei singoli ruoli, aumentato le occasioni di interazione tra i diversi livelli organizzativi, favorito l’inclusione dei ruoli più operativi nello sviluppo dell’offerta culturale e introdotto un nuovo approccio interdisciplinare e intersettoriale all’organizzazione del museo.
Infine, può risultare opportuno progettare interventi formativi su un ambito territoriale più ristretto, sia per migliorare l’organizzazione delle attività che la partecipazione alle stesse.
Il progetto ‘I Musei e le Nuove Culture Digitali’ ha dimostrato alcuni fondamentali elementi di trasferibilità, sia tematici che metodologici.
Dal punto di vista dei contenuti formativi, tre sono le principali aree di riferimento che possono coprire le diverse esigenze formative del settore culturale in ambito digitale:
- l’audience development e il marketing culturale nelle seguenti sottocategorie: consapevolezza della complessità dei pubblici contemporanei e dei nuovi processi partecipativi veicolati dalle piattaforme, conoscenza delle strategie di engagement digitale e di sviluppo di community rivolte sia alla co-creazione e ricerca collaborativa – il crowdsourcing – sia al sostegno delle attività culturali – il crowdfunding;
- la curatela digitale, nelle seguenti sottocategorie: consapevolezza della natura dei patrimoni digitali, conoscenza di nuovi format di produzione culturale e apprendimento di strumenti per la produzione di narrative digitali, conoscenza delle problematiche di gestione di diritti;
- la didattica 2.0, nelle seguenti sottocategorie: conoscenza di nuove metodologie didattiche che prevedono la creazione collaborativa dei contenuti, apprendimento di strumenti digitali per la creazione collaborativa di contenuti digitali, consapevolezza delle implicazioni pedagogiche dell’uso della tecnologia con diverse fasce di età
Dal punto di vista metodologico, tre sono i livelli che devono sempre essere presenti nella progettazione di un corso di aggiornamento sulle culture digitali:
- quello formativo (attraverso lezioni in aula sulle culture digitali e tutorial specifici all’utilizzo di determinate tecnologie),
- la dimensione pratica e progettuale (mediante la predisposizione di project work finalizzati alla co-progettazione e implementazione di prodotti/pratiche digitali)
- la riflessione partecipata (mediante l’organizzazione di focus group e tavole rotonde per riflettere sull’impatto delle pratiche introdotte).
- Testimonial/relatore nell’ambito di seminari o laboratori per scambio di esperienze
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