Dopo aver presentato il quadro generale degli investimenti e degli impatti della politica di coesione sulla digitalizzazione dell’Unione europea, delineato nell’ambito della ricerca Digital Agenda and Cohesion Politicy, proponiamo di seguito il primo di tre focus dedicati alla disamina dei principali elementi contenuti in questa ricerca pubblicata dalla Commissione per lo Sviluppo regionale del Parlamento europeo.
Questo primo approfondimento si concentra sui modelli di spesa dei fondi strutturali nel campo degli investimenti digitali relativi al periodo di programmazione 2014-2020 e sulla loro evoluzione rispetto ai periodi di programmazione precedenti. La disamina storica, l’analisi quantitativa, finanziaria e settoriale mostrano come, nel corso del tempo, la politica di coesione europea abbia incrementato la sua rilevanza, fino ad assumere oggi un ruolo chiave per la politica digitale dell’Unione. Ciò sia per motivi di peso finanziario, sia per la dimensione di sussidiarietà territoriale delle questioni in gioco, sia per l’ampiezza dei diversi settori interessati dai fondi strutturali.
Evoluzione storica
In particolare dal punto di vista dell’evoluzione storica, l’analisi contenuta nella ricerca mostra come, dopo le prime iniziative degli Anni ‘80 e un consolidamento concettuale degli Anni ’90, i periodi di programmazione 2000-2006 e 2007-2013 hanno visto una crescita costante degli investimenti dedicati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Nel tempo, inoltre, è evidente anche una certa maturazione di quell’approccio olistico della Commissione europea secondo cui sviluppo dell’infrastruttura, alfabetizzazione, evoluzione delle competenze e assorbimento di prodotti e servizi digitali tendono a non costituire più comparti separati di investimento, ma elementi fortemente integrati di efficacia complessiva del sistema. Di fatto, se nel periodo 1987-1993 non è presente alcuna strategia digitale formalizzata connessa alla politica di coesione, ma esclusivamente un sostegno diretto alle infrastrutture di telecomunicazione con iniziative comunitarie specifiche (esempio STAR), già nel periodo 1994-1999 si evidenzia l’emergere di una politica digitale più organizzata grazie al sostegno dei fondi strutturali verso alcune sperimentazioni delle strategie digitali regionali e alla concettualizzazione della cosiddetta Società dell’informazione.
Nel periodo di programmazione 2000-2006, invece, per la prima volta la politica di coesione assume un collegamento diretto e formalizzato con le strategie digitali europee (es. e-Europe e i-2010), con un primo vero tentativo e una prima interessante esperienza di integrazione e diversificazione degli investimenti dei fondi strutturali sia verso i servizi elettronici pubblici, sia verso il sostegno alle imprese, sia verso l’istruzione e la formazione permanente. Tale rilevanza strategica si rafforza nella successiva stagione programmatica 2007-2013, quando la politica di coesione diventa lo strumento per migliorare la pertinenza degli investimenti nell’ambito di quella politica digitale inscritta a pieno titolo nell’agenda digitale per l’Europea, diventando così un’iniziativa faro della Strategia Europa 2020. Infine con la stagione di programmazione attualmente in corso (2014-2020), il ruolo della politica di coesione si consolida a favore del conseguimento degli obiettivi dell’agenda digitale europea e assume ancora più rilevanza anche in funzione del cosiddetto mercato unico digitale.
Evoluzione finanziaria
Dal punto di vista dell’evoluzione finanziaria, la ricerca evidenzia come nel corso del tempo le risorse della politica di coesione dedicate al tema del digitale siano via via incrementate, passando dal 1,2 miliari del periodo 1987-1993 ai circa 21,7 miliardi attuali (2014-2020). Il primo significativo incremento di risorse si registra proprio nel periodo 2000-2006 (circa 9,6 miliardi di euro), con un trend sempre crescente e rappresentativo dell’importanza della politica di coesione negli investimenti digitali.
Anche la composizione di tali investimenti ha visto sempre più un’evoluzione sia della dimensione infrastrutturale che di quella dei servizi digitali. L’obiettivo di lanciare la banda larga di nuova generazione (veloce ed ultraveloce) è stato sempre accompagnato dalla necessità di popolare le infrastrutture disponibili con l’erogazione di nuovi servizi digitali. Nella stagione di programmazione attuale, di fatto, gli investimenti dei Fondi Sie nelle infrastrutture ICT sono una delle principali aree di intervento della politica di coesione, con 6 miliardi di euro (circa il 28% degli investimenti digitali dei fondi strutturali). Allo stesso tempo gli investimenti digitali in una serie di settori rivolti alle persone (e-government, competenze digitali, e-inclusion) non sono in alcun modo diminuiti rispetto ai periodi precedenti, rappresentando una quota considerevole di circa il 40% degli investimenti digitali dei fondi strutturali. Inoltre altre forme di sostegno alle TIC come le città intelligenti e le reti intelligenti hanno acquisito una nuova importanza dal periodo di programmazione 2007-2013 e rappresentano circa il 20% degli investimenti digitali dei fonti strutturali programmati nel 2014-2020. La quota di sostegno alle TIC per le Pmi è invece diminuita costantemente in termini relativi nel tempo, anche se il sostegno totale è rimasto relativamente stabile a livelli assoluti dal 2000 al 2006 (circa 2 miliardi di euro). È difficile accertare se tale diminuzione sia effettivamente compensata da altre fonti di finanziamento o se le Pmi abbiano beneficiato del sostegno dei Fondi Sie classificati in altre aree di intervento.
Come vedremo nei successivi focus di approfondimento, dalla ricerca emerge che, nonostante la spinta verso un principio di diversificazione degli investimenti, molte regioni hanno concentrato le risorse su poche priorità in aree di forza relativa quali le infrastrutture ICT e l’e-government, con notevoli dubbi sul contributo aggregato della politica di coesione al miglioramento delle prestazioni digitali a livello regionale, dovuta a limiti di monitoraggio dei dati e a limiti di tipo metodologico. Tuttavia dall’esperienza dei periodi di programmazione dagli anni 2000 è possibile evidenziare che sono state tratte alcune lezioni rilevanti. Fra queste: il ruolo importante delle strategie di base, il ruolo del partenariato e di un’adeguata capacità amministrativa e una scarsa evidenza della sinergia tra a politica di coesione e gli altri strumenti dell’Unione europea nel periodo considerato.
Nelle prossime settimane proveremo a entrare nel merito di questi aspetti e ad approfondire la dimensione di analisi relativa alla dimensione settoriale, territoriale e di governance.