Dopo aver analizzato il quadro generale e i modelli di spesa dei fondi strutturali europei in materia di digitale, in questo nuovo focus dedicato alla ricerca Digital Agenda and Cohesion Policy, pubblicata a giugno 2018 dalla Commissione per lo Sviluppo regionale del Parlamento europeo, concentriamo l’attenzione sulla dimensione settoriale di tali investimenti.
Come abbiamo avuto modo di sottolineare nell’analisi dei modelli di spesa, la disamina storica e finanziaria contenuta nel rapporto evidenzia un peso crescente della politica di coesione rispetto a quella digitale dell’Unione. Ciò non solo dal punto di vista quantitativo, quanto anche dal punto di vista dell’ampiezza dei diversi settori interessati dai fondi strutturali. Di fatto l’analisi evidenzia che, nonostante una spinta verso un principio di diversificazione degli investimenti, molte regioni hanno concentrato le risorse su poche priorità in aree di forza relativa quali le infrastrutture ICT e l’e-government, con notevoli dubbi sul contributo aggregato della politica di coesione al miglioramento delle prestazioni digitali a livello regionale. In particolare per il periodo 2014-2020, coerentemente con il concetto di “economia digitale”, molti degli investimenti programmati e in corso di realizzazione riguardano l’accesso a beni e servizi on-line, applicazioni di e-government, diffusione di infrastrutture a banda ultralarga e di tecnologie ICT per cittadini e piccole e medie imprese. Pur salvaguardando la continuità di quell’approccio integrato che pone particolare importanza allo sviluppo del capitale umano e dell’alfabetizzazione digitale sostenuta in gran parte dal Fondo Sociale Europeo (Obiettivo Tematico 10), la maggioranza degli investimenti risultano finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e riguardano per l’appunto servizi e infrastrutture digitali nell’ambito del cosiddetto Obiettivo Tematico 2.
Tuttavia, la presenza nel periodo 2014-2020 di un più raffinato sistema di classificazione della spesa rispetto al periodo precedente con ben 123 “categorie di intervento” rispetto alle 86 del 2007-2013, ha consentito agli estensori del rapporto di realizzare un’analisi più approfondita che prescinde dagli obiettivi tematici e dalla fonte di finanziamento e si basa sull’aggregazione delle diverse categorie secondo aree di intervento omogenee e maggiormente significative ai fini della disegno di policy. Seguendo la cornice metodologica appena descritta, il rapporto evidenzia che, con circa 6 miliardi di euro di FESR e quasi 927 milioni di euro dei fondi rurali destinati alle reti a banda larga e ultralarga, nel periodo 2014-2020 le infrastrutture ICT beneficiano dei massimi livelli di finanziamento nella storia della politica di coesione.
Gli investimenti per i servizi elettronici per i cittadini, invece, si concentrano prevalentemente su iniziative di e-government (3,45 miliardi di euro), mentre le risorse dedicate alla formazione, alla riqualificazione e all’inclusione nell’economia digitale fanno registrare investimenti per 2,3 miliardi di euro del FSE e di 1,26 miliardi di euro del FESR per la cosiddetta e-inclusion. In diminuzione, invece le risorse dedicate al sostegno delle TIC per le piccole e medie imprese, che si attestano a 2,08 miliardi di euro per l’attuale periodo di programmazione. A beneficiare di maggiori risorse in materia di digitalizzazione sono invece i cosiddetti sistemi intelligenti, in particolare le città intelligenti (smart cities), a cui sono destinati 2,04 miliardi di euro e le reti intelligenti (smart grids), con 1,11 miliardi di euro.
Proviamo ad entrare nel merito delle diverse aree individuate per analizzarne i fattori cruciali scaturiti dall’analisi.
Infrastrutture ICT
I dati mostrano che il finanziamento della politica di coesione per questo tipo di intervento è costantemente aumentato dagli anni ’80. In effetti, è passato da circa 1 miliardo di euro per il periodo 1987-1993 a 6,95 miliardi di euro per il periodo 2014-2020. L’aumento è stato particolarmente marcato tra il 2007-2013 e il 2014-2020, con un balzo del 182% e uno spostamento degli investimenti, dal punto di vista qualitativo, sempre più orientato verso tecnologie più avanzate. Anche rapportando gli investimenti delle infrastrutture ICT con l’evoluzione della popolazione dell’Unione europea, il balzo del periodo 2014-2020risulta piuttosto evidente, con un finanziamento pro capite passato da 3,1 euro del periodo 1987-1993 a 5 euro del 2007-2013 e fino a 13,7 euro dell’attuale periodo di programmazione.
Altre forme di supporto all’ICT
In questa categoria sono raggruppati diversi tipi di investimento che vanno dall’interoperabilità, alle reti intelligenti, alle città intelligenti, alla promozione dei contenuti digitali per i media. Anche per queste, nel passaggio dal periodo di programmazione 2000-2006 e quello 2007-2013 si è assistito ad un incremento significativo degli investimenti da 518 milioni di euro a 3,95 miliardi di euro, mentre tra il 2007-2013 e il 2014-2020 questo tipo di investimento è stato relativamente stabilenel quadro della politica di coesione, con aumento poco significativo che ha portato la quota di risorse disponibili a 4,1 miliardi di euro.
Servizi digitali e applicazioni per i cittadini
La mappatura dell’evoluzione a lungo termine di servizi elettronici e applicazioni per i cittadini è ricca di incertezze, poiché include anche i temi relativi alle competenze digitali e alla e-inclusion. Tali interventi sono in particolare, ma non esclusivamente, coperti dal Fondo Sociale Europeo, per cui sono presenti alcune debolezze relative alla disponibilità dei dati per quanto riguarda gli investimenti digitali. Nonostante queste incertezze, questo tipo di investimento sembra essere una priorità chiave per la politica di coesione in tutti i periodi. Così la quota dei 4,03 miliardi di euro destinata a questa categoria di investimenti nel periodo 2000-2006 si è passati agli 8 miliardi di euro per il periodo 2014-2020. Prendendo in considerazione gli allargamenti dell’Unione e i relativi cambiamenti nella popolazione, i finanziamenti della politica di coesione per i servizi elettronici e le applicazioni sono passati da 10,7 euro pro capite nel 2000-2006 a 15,9 euro pro capite nel 2014-2020. Guardando, però, i dati in termini relativi e non in valore assoluto, il rapporto evidenzia come i finanziamenti di questa area di intervento abbiano subito un calo, scendendo dal 42% al 38% dei finanziamenti totali della politica di coesione per il digitale.
Supporto alle TIC per le PMI
Infine il supporto alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per le imprese. Già nel periodo 2000-2016 il sostegno alle TIC per le PMI era diventato una priorità della politica di coesione che, con circa 2,3 miliardi di euro, destinava circa il 24% dei suoi fondi dedicati agli investimenti digitali. Questo sostegno ha raggiunto il picco durante il periodo 2007-2013, con circa 2,6 miliardi di euro, riducendosi poi a 2,1 miliardi di euro nell’attuale periodo di programmazione, il cui peso è pari al 10% dei finanziamenti totali della politica di coesione dedicati agli investimenti digitali (compresi tutti i fondi SIE esclusi il FEAMP). Se si analizza il dato in rapporto al cambiamento demografico, si può parlare di un vero e proprio declino degli investimenti, con un calo dai 6,1 euro pro capite del periodo 2000-2006 ai 4,1 euro pro capite del 2014-2020. Tuttavia è bene sottolineare che non si tratta di un abbandono della digitalizzazione delle PMI, quanto di un trasferimento di tale tipologia di investimenti ormai transitati verso altri programmi al di fuori del campo di applicazione della politica di coesione. Un’ulteriore prova, questa, della concentrazione degli investimenti della politica di coesione su poche priorità del digitale quali infrastrutture ed e-government e su cui, come già detto, gli studiosi hanno avanzato alcuni dubbi in merito al miglioramento delle prestazioni a livello regionale.
Nelle prossimo e ultimo focus affronteremo proprio la dimensione di analisi geografica, territoriale e di governance.