Quali regioni d’Europa destinano più investimenti al digitale? Quali i modelli prevalenti dal punto di vista territoriale e della governance? Dopo l’analisi del quadro generale, dei modelli di spesa e della dimensione settoriale dei fondi strutturali europei in materia di digitale, con questo ultimo approfondimento dedicato alla ricerca “Digital Agenda and Cohesion Policy”del Parlamento europeo, proveremo a tracciare alcune risposte ai quesiti presentati.
Dal punto di vista geografico, la ricerca pubblicata nel 2018 dallaCommissione per lo Sviluppo regionale del Parlamento europeo, evidenzia che le regioni che assegnano maggiori risorse della politica di coesione agli investimenti legati al digitale nel periodo 2014-2020 risultano essere quelle dell’Europa meridionale, centrale ed orientale. Di fatto un quadro abbastanza coerente con i modelli osservati durante i periodi precedenti di programmazione e che ripercorre la distribuzione generale dei fondi della politica di coesione nel periodo attuale. Prendendo a riferimento i valori assoluti, infatti, gli Stati membri del Sud Europa (Italia e Spagna) e quelli dell’Europa centrale e orientale risultano anche i maggiori beneficiari dei finanziamenti in materia di TIC ed economia digitale. A livello regionale tale ripartizione risulta evidente con il primato della Campania (676 milioni di euro), seguita dalla Sicilia (642 milioni di euro) e dalla Croazia (578 milioni di euro).
A livello di spesa pro-capite e di categoria di regione, invece, le regioni meno sviluppate fanno registrare investimenti in digitale quasi tre volte superiori rispetto a quelle delle regioni più sviluppate: dai 113 euro pro-capite delle regioni meno sviluppate, infatti, si passa ai 49 delle regioni in transizione e fino ai 37 di quelle più sviluppate. I numeri più alti si raggiungono nella regione di Ceuta (Spagna) con 1.063 euro pro-capite, nella Martinica (Francia) con 307 euro pro-capite e nella regione di Bratislava (Slovacchia) con 199 euro pro-capite.
Ulteriore elemento di rilievo dal punto di vista geografico e dei modelli territoriali è costituito da un diffuso orientamento delle autorità regionali verso una concentrazione delle risorse dei fondi SIE destinati al digitale su poche priorità.
La maggior parte delle regioni (59%) di fatto stanzia oltre il 50% dei fondi SIE per investimenti digitali in un’unica area di intervento: e-services e applicazioni per i cittadini (26% delle regioni), infrastrutture TIC (25%), ICT – altre forme di sostegno (6%) o supporto ICT per le PMI (3%). Ciò evidenzia una vera e propria strategia di concentrazione piuttosto che di diversificazione. Tale concentrazione, tuttavia, risulta mitigata dalla presenza di fonti alternative di finanziamento in materia di digitale, collocate al di fuori della politica di coesione. Nonostante una certa evidenza del principio di concentrazione, inoltre, la ricerca evidenzia comunque una varietà di modelli di investimento a livello regionale. Tale eterogeneità sembra essere anzitutto il risultato di una combinazione di specificità regionali e bisogni territoriali, ma anche di quadri e politiche nazionali piuttosto differenziati.
Ad esempio, mentre le regioni dell’Europa meridionale, centrale ed orientale tendono a concentrarsi su servizi elettronici e applicazioni, quelle dell’Europa occidentale e settentrionale sono più inclini a concentrarsi sulle infrastrutture e sui servizi elettronici e le applicazioni per i cittadini. Il sostegno alle TIC per le PMI è l’unica area di intervento che mostra modelli piuttosto specifici per ciascun territorio, derivanti probabilmente anche da una dotazione di bilancio relativamente bassa. Per questo tipo di sostegno, le regioni di Spagna, Grecia, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia orientale e Stati baltici risultano essere i maggiori beneficiari, mentre le regioni del Sud Italia e di Croazia, Bulgaria e Romania sono le meno interessate.
Provando a fare un confronto con il precedente periodo di programmazione 2007-2013, i finanziamenti della politica di coesione per gli investimenti digitali risultano generalmente aumentati in modo significativo per la maggior parte delle regioni. In particolare le regioni dell’Europa centrale, orientale e meridionale sono quelle che fanno registrare un aumento maggiore (oltre 100 milioni di euro), mentre notevoli eccezioni si rilevano per le regioni del Regno Unito e delle capitali di diversi nuovi Stati membri (Varsavia, Praga, Bratislava, Bucarest), dove si evidenzia un calo dei fondi dedicati agli investimenti digitali. Tale diminuzione riguarda soprattutto le TIC per le PMI e, probabilmente, è legata anche alla disponibilità di altre fonti di finanziamento per il digitale al di fuori della politica di coesione europea. In questo senso, secondo la ricerca del Parlamento europeo, il sistema di governance rappresenta il vero punto cardine per comprendere le opportunità mancate del supporto dei fondi SIE alla diffusione delle tecnologie digitali, soprattutto in alcuni settori specifici. Un esempio è quello della scarsa chiarezza nella demarcazione fra Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (FEASR), rispetto al livello di priorità per le infrastrutture TIC. Allo stesso modo si pone il livello di incertezza sulle responsabilità e il coordinamento nell’uso delle TIC per affrontare i cambiamenti climatici o, ancora di più, nella possibile integrazione con altri strumenti di finanziamento quali, a titolo esemplificativo, quelli relativi al Programma Horizon 2020. A livello locale, invece, è la qualità della pianificazione strategica a costituire un fattore critico di successo per le strategie digitali regionali, così come l’esistenza e la qualità di partenariati locali, molto spesso un fattore dirimente nel superamento delle carenze di capacità amministrativa territoriale.