La crescita debole e un maggior divario tra Nord e Sud, servizi pubblici carenti e di scarsa qualità, crollo degli investimenti pubblici e fuga dei giovani in cerca di lavoro. Questo lo scenario delineato nel Rapporto Svimez 2018.
Un Mezzogiorno reattivo, in lieve crescita rispetto al passato e in fuga dalla lunga recessione. I servizi al cittadino sono ancora insufficienti, gli investimenti pubblici si attestano al minimo, sale l’occupazione ma è precaria. In sintesi: una pubblica amministrazione ancora poco efficiente a fronte di un Sud sempre più sofferente.
È un quadro con più ombre che luci quello dipinto dall’ultimo Rapporto Svimez 2018 sull’economia del Mezzogiorno. Da un lato, si legge nelle anticipazioni del dossier, una ripresa con un alto tasso di sviluppo nelle regioni meridionali come Calabria, Sardegna e Campania – rispettivamente +2%, +1,9% e +1,8%; dall’altro una realtà sempre in affanno, fatta di “turismo sanitario” verso regioni che offrono servizi più adeguati, giovani in fuga verso il nord e oltre confine per mancanza di lavoro, infrastrutture carenti e per lo più frutto di fondi privati.
Secondo l’indice sintetico della performance delle pubbliche amministrazioni nelle regioni, costruito dall’Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno sulla base dei servizi pubblici forniti ai cittadini nella vita quotidiana, fissando a 100 il valore della regione più efficiente (Trentino-Alto Adige) quelle meridionali, ad eccezione della Campania che si attesta a 61, della Sardegna a 60 e dell’Abruzzo a 53, si posizionano al di sotto della metà: Molise 44, Puglia 43, Basilicata 42, Sicilia 40, Calabria 39.
L’analisi dell’Osservatorio sul Mezzogiorno è chiara: in molte aree del Sud, soprattutto periferiche, al cittadino mancano i diritti fondamentali ed è forte il divario nei servizi pubblici rispetto al resto del Paese. Le difformità territoriali per qualità e quantità riguardano in particolare il settore socio-assistenziale e sanitario,mediamente al di sotto dello standard minimo nazionale in base ai livelli essenziali di assistenza, come istruzione, sicurezza e trasporti. Una situazione critica che va a colpire soprattutto le fasce più deboli, costrette a intraprendere i viaggi della speranza verso il Nord a causa delle lunghe liste di attesa per le prestazioni specialistiche e ambulatoriali e la scarsa qualità delle cure o, nel caso dei disoccupati, in particolare giovani, ad abbandonare il Meridione in cerca di fortuna. A ciò si aggiungano i limiti strutturali e il quadro è completo.
E le previsioni per il 2018 e il 2019, secondo la Svimez, non sembrano altrettanto positive. La crescita dell’economia meridionale registrata nel 2017 infatti è stata troppo lenta e dovuta soprattutto a investimenti privati, mentre la spesa pubblica è diminuita. Ciò significa un apparato pubblico in declino, una PA inefficiente per investimenti e capacità di erogare i servizi.
Ma come far fronte alla situazione e favorire un vero rilancio del Mezzogiorno? “Per assicurare al Sud non solo la tutela dei diritti sociali e di cittadinanza, ma anche quei guadagni di competitività necessari a riavviare il sistema economico su di uno stabile e robusto sentiero di sviluppo, si legge nel Rapporto, è necessaria una Pubblica Amministrazione efficiente, efficace e trasparente”.
E in assenza di politiche adeguate il rischio di una “grande frenata” è alle porte. Per evitarlo occorre intervenire con misure importanti, rilanciare gli investimenti pubblici, volano dello sviluppo di un Paese, migliorare la capacità di progettare e realizzare infrastrutture strategiche utilizzando i fondi strutturali europei in maniera più efficace. L’auspicio, dunque, è ripensare il modello di sviluppo del Sud attraverso un sistema efficace di governance territoriale e rafforzare l’azione pubblica. Solo così sarà possibile ridurre il divario con il resto del Paese.