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Politica di Coesione e Agenda Digitale. Dal Parlamento europeo un’analisi critica sul contributo dei Fondi Sie alla digitalizzazione dell’Unione Europea

 
04 Ottobre 2018

Politica di Coesione e Agenda Digitale. Dal Parlamento europeo un’analisi critica sul contributo dei Fondi Sie alla digitalizzazione dell’Unione Europea

Dal Parlamento europeo un’analisi critica sul contributo dei Fondi Sie alla digitalizzazione dell’Unione Europea.

Digital Agenda and Cohesion Politicy. È questo il titolo della ricerca pubblicata dalla Commissione per lo Sviluppo regionale del Parlamento europeo e finalizzata a dare un contributo allo studio del quadro degli investimenti e degli impatti della Politica di Coesione sulla digitalizzazione dell’Unione europea.

La ricerca, pubblicata in lingua inglese nel giugno 2018, fornisce un’analisi critica del contributo dato dai Fondi strutturali e di investimento europei (Sie) e, dunque, allo sviluppo dell’Agenda digitale europea e del Mercato unico digitale. Analizzando i modelli di investimento dei fondi strutturali in ambito digitale e approfondendo sei studi di caso del periodo 2014-2020, il documento ha inteso offrire ai policy maker e al Parlamento europeo in primis uno scenario di lezioni apprese e di possibili evoluzioni per il post2020.

La complessità e l’ampiezza della ricerca consente di non esaurire in un solo approfondimento la disamina dei principali elementi che emergono. Per tale motivo, dopo la panoramica generale fornita di seguito, nelle settimane successive proporremo alcuni focus più puntuali sui principali elementi di interesse, non solo dal punto di vista dell’allocazione (quantitativa, qualitativa e territoriale) delle risorse, ma anche delle principali sfide per il futuro.

A livello generale lo studio evidenzia come la base della politica europea per il digitale sia sostanzialmente fondata sulla consapevolezza di una significativa carenza nelle prestazioni dell’Unione europea rispetto ad altre aree del pianeta. In particolare l’Europa, pur vantando una solida base di ricerca e un ecosistema start-up abbastanza dinamico, tende comunque a non utilizzare al meglio le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, o almeno non agli stessi livelli di competitor quali Usa, Giappone e Corea del Sud. Ciò sia a livello di infrastrutture ICT che di prodotti e servizi per cittadini e imprese. Un divario che, come mostrano anche i più significativi esercizi di contabilità della crescita condotti negli ultimi anni, contribuisce a spiegare le diverse velocità e qualità nelle risposte alla crisi economica globale date dai diversi continenti. Come evidenzia lo studio, tuttavia, tale divario digitale è a sua volta differenziato fra i diversi Stati membri dell’Unione, contribuendo così a un mercato digitale europeo estremamente frammentato.

La risposta a tale frammentazione è l’adozione, rispettivamente nel 2010 e nel 2015, di un’Agenda digitale europea e di un Mercato unico digitale (Digital single market), fondati entrambi su un principio di policy piuttosto semplice: l’integrazione fra offerta (es. infrastrutture TIC) e domanda (es. servizi TIC, competenze digitali ecc.) e la massimizzazione dell’efficienza, della pervasività e dell’inclusione digitale.

In questo quadro generale la Politica di Coesione rappresenta una delle principali leve per la digitalizzazione dell’Unione europea, non solo per il suo peso finanziario, quanto per il suo approccio territoriale altamente flessibile rispetto ai diversi bisogni, all’eterogeneità del divario fra le varie aree territoriali e alla vasta gamma di settori su cui i Fondi Sie investono.

Highlights

Dal punto di vista finanziario, gli investimenti digitali dei Fondi Sie nel periodo 2014-2020 si attestano a circa 21,4 miliardi di euro, di cui circa 6 miliardi di euro per le infrastrutture ICT, seguiti dagli investimenti digitali per i servizi alle persone (egovernment, competenze digitali, inclusione e alfabetizzazione digitale). Dallo studio si evidenzia che altre forme significative di sostegno alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione quali le Smart Cities e le Smart Grid hanno acquisito una sempre maggiore importanza rispetto al periodo di programmazione 2007-2013, arrivando a coprire circa il 20% di tutti gli investimenti programmati tramite i fondi strutturali europei nel periodo 2014-2020.

Dal punto di vista geografico, invece, a investire maggiormente sul tema del digitale risultano essere le regioni dell’Europa meridionale e orientale, un dato sostanzialemente commisurato alla distribuzione complessiva dei fondi su base territoriale.

Secondo la ricerca, infine, il sistema di governance sembra rappresentare il vero punto cardine per comprendere le opportunità mancate del supporto dei Fondi Sie alla diffusione delle tecnologie digitali, soprattutto in alcuni settori. Un esempio è quello della scarsa chiarezza nella demarcazione fra Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e Fondo europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (Feasr), rispetto al livello di priorità per le infrastrutture ICT. Allo stesso modo si pone il livello di incertezza sulle responsabilità e il coordinamento nell’uso delle ICT per affrontare i cambiamenti climatici o, ancora di più, nella possibile integrazione con altri strumenti di finanziamento quali, a titolo esemplificativo, quelli relativi al Programma Horizon 2020.

A livello locale, infine, la ricerca sul campo condotta per lo studio del Parlamento europeo dimostra che spesso la qualità della pianificazione strategica rappresenta un fattore critico di successo per le strategie digitali regionali, così come l’esistenza e la qualità dei partenariati regionali e locali che, molto spesso, possono essere in grado di contribuire al superamento di carenze della capacità amministrativa territoriale.

Raccomandazioni

Come si legge nello studio, “complessivamente i Fondi Sie hanno un valore aggiunto specifico nel promuovere partenariati e aiutare le regioni a elaborare strategie di buona qualità, mentre il suolo della Commissione europea risulta centrale per la forza delle sue interazioni con le autorità regionali e di hub per l’intermediazione della conoscenza e lo scambio di buone pratiche”. Secondo l’analisi, dunque, la creazione di centri di innovazione digitale può costituire un percorso promettente, a patto che le iniziative comparabili tra loro siano in grado di raggiungere una massa critica e una visibilità di buon livello.

Da questo punto di vista i risultati dello studio offrono una chiara approvazione del sistema di gestione condivisa e dell’approccio territoriale utilizzato. Nel contesto dell’alta priorità assegnata alla digitalizzazione prevista nel prossimo quadro finanziario pluriennale e considerando la probabile diminuzione del bilancio dei Fondi Sie dopo la Brexit, è fondamentale che la politica di coesione concentri il suo sostegno laddove è più efficace, ossia incoraggiando l’adozione di strategie digitali regionali e direzione di partenariati efficaci a livello regionale e oltre.

A tale riguardo, i regolamenti pertinenti dovrebbero garantire che un’ampia parte dei finanziamenti sia destinata ai progetti digitali mentre i finanziamenti a sostegno della capacità amministrativa o delle piattaforme di scambio rimangono complementari.

In altri termini, secondo la ricerca affidata ai policy maker del Parlamento europei, i Fondi Sie dovrebbero essere mobilitati per promuovere strategie digitali in settori in cui non è ancora stato sfruttato tutto il potenziale del loro contributo: dai cambiamenti climatici all’economica rurale e fino a settori coperti dal FEAMP.