Licenziamento più facile, la Cassazione fa tremare i dipendenti: la sentenza cambia tutto

Il licenziamento sarà più facile per il datore di lavoro dopo la sentenza della Cassazione. Ecco le abitudini da cambiare subito.

C’è un nuovo motivo di licenziamento per giusta causa che preoccupa i dipendenti. Errori non sono più concessi, il rischio è di ritrovarsi disoccupati da un giorno all’altro.

Uomo preoccupato e martelletto giudice
Licenziamento più facile, la Cassazione fa tremare i dipendenti: la sentenza cambia tutto (Ot11ot2.it)

Il licenziamento per giusta causa da parte dell’azienda scatta qualora il dipendente metta in atto comportamenti gravemente lesivi degli interessi aziendali. Furto, violenza, atteggiamenti disdicevoli, mancato rispetto delle norme dell’azienda o della fiducia posta dall’azienda sono alcuni dei motivi per i quali il datore di lavoro può licenziare in tronco il lavoratore. Un’opposizione da parte del dipendente è possibile ma se il Giudice del lavoro accerterà la sussistenza dei fatti attribuiti all’accusato allora il licenziamento verrebbe confermato.

Altri motivi che legittimano il licenziamento sono stati sottolineati dalla Corte di Cassazione nell’ordinanza 9081 del 6 aprile 2025. Si tratta delle violazioni reiterate riscontrabili in pause prolungate e uscite anticipate. I quadri, infatti, devono rispettate l’orario di lavoro stabilito dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro. Se così non fosse potrebbe il dipendente potrebbe essere licenziato per giusta causa. L’autosufficienza operativa non è una valida scusa alla violazione degli orari fissati nel CCNL.

Pause lunghe e uscite anticipate portano al licenziamento

In assenza di specifiche deroghe i lavoratori devono rispettare l’orario di ingresso, uscita e pause indicate nel contratto di lavoro. Reiterazioni di comportamenti che violano tale disposizione porteranno al licenziamento. Le categorie di lavoratori esclusi dai limiti contrattuali sono i dirigenti dato che hanno pieni poteri gestionali e responsabilità strategica e il personale direttivo con poteri autonomi.

Uomo con scatolone
Pause lunghe e uscite anticipate portano al licenziamento (Ot11ot2.it)

Ad escludere dagli obblighi di orari sono, dunque, solo la piena autonomia gestionale, i poteri rappresentativi, le responsabilità pari a quelle dirigenziali. In tutti gli altri casi si è soggetti alle direttive del CCNL E se il CCNL applicabile prevede un orario settimanale e giornaliero specifico i limiti sono ancora più stringenti. Una paura pranzo prolungata o un’uscita anticipata senza permesso rappresentano una violazione contrattuale e un illecito disciplinare punibile con il licenziamento.

La Cassazione ha sentenziato sul caso di un lavoratore che sistematicamente ha raddoppiato la durata della pausa pranzo senza chiedere il permesso (120 minuti invece di 60 minuti). Comportamento considerato talmente grave da giustificare l’immediata risoluzione del rapporto di lavoro per giusta causa (articolo 2119 del Codice Civile).

Aggiungiamo, poi, che se il contratto non dovesse prevede in modo vincolante e chiaro che un’infrazione comporta solo una sanzione conservativa il licenziamento si può considerare legittimo qualora il Giudice dovesse ritenere un comportamento tanto grave da integrare la giusta causa anche se tendenzialmente il CCNL non dovesse ritenere quel comportamento motivo di licenziamento.

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