I Buoni Fruttiferi Postali vanno in prescrizione e si rischia di perdere il denaro se non li si cambia. L’unica soluzione per stare davvero tranquilli è questa.
Se si ha intenzione di sottoscrivere un buono postale, la forma migliore di oggi per evitare la prescrizione e quindi di perdere il denaro investito è una sola. Si tratta di una forma specifica di buoni fruttiferi e permette di avere la garanzia di recuperare sempre il denaro e gli interessi maturati.

I buoni fruttiferi postali sono la forma di investimento più apprezzata dagli italiani. Si tratta di titoli di risparmio emessi da Cassa Depositi e Prestiti, quindi garantiti dallo Stato, e collocati da Poste Italiane. Si tratta della forma più apprezzata di investimento perché il rendimento è sicuro e soprattutto permette a tutti di fare azioni finanziare anche con somme piccole.
Esistono diverse forme di BFP specifici in termini di durata, rendimento e modalità di rimborso. Tuttavia, per quanto per quanto si tratta di un investimento sicuro, bisogna comunque prestare attenzione; è possibile perdere il denaro con il quale si è acquistato il buono se non ci si rende conto dei tempi di prescrizione. L’unica vera garanzia per stare tranquilli al 100% per non perdere mai i soldi è quello di sottoscrivere un determinato tipo di BFP.
Buoni Fruttiferi Postali dematerializzati, solo così non si perdono mai davvero i soldi
Sottoscrivere un BFP significa scegliere la tipologia di buoni messi a disposizione ovvero scegliere tra buoni ordinari, indicizzati all’inflazione, per minori, buono 3×4 e così, ma bisogna avere la consapevolezza che questi investimenti hanno una data di scadenza. Termine oltre il quale il soldi investiti e i relativi interessi maturati vanno riacquisiti o si rischia di perdere tutto.

Fino ad un decennio fa circa i buoni fruttiferi erano emessi solo in forma cartacea. Sul tagliando era segnata la tipologia di buono emesso, la somma di denaro investito e l’anno di emissione. A seconda della tipologia di BFP si sa che ci sono termini di scadenza che non sono riportati sul tagliando; si sa, per esempio, che i buoni ordinari hanno durata di 20 anni, mentre quelli 3×4 hanno 12 anni di valenza e così via.
Alla scadenza bisogna poi recarsi in posta per cambiare il buono e poi eventualmente decidere di investire in altro. Attenzione, la scadenza non implica la perdita immediata del denaro, significa piuttosto che il buono non produrrà più interessi. Il cambio del BFP può, per legge, essere effettuato entro i 10 anni dalla data di scadenza.
Superato il decennio, il buono entra in prescrizione e i soldi sono versati nelle casse del MEF. Sta quindi al cittadino che ha sottoscritto il buono ricordare il termine di scadenza o quello di prescrizione. Da qualche anno però esiste un’altra modalità di emissione dei BFP che permette di eliminare qualsiasi pericolo.
Si tratta dei buoni dematerializzati; si tratta di buoni emessi non in forma cartacea e legati a libretti di risparmio o conti correnti. Su questa forma digitale, la prescrizione non si applica affatto, in quanto al momento della scadenza vengono rimborsati automaticamente a favore del titolare.