Capire la differenza tra maltrattamento e litigio acceso è fondamentale per chi subisce violenze.
Gli uomini sono violenti per natura o per la mancata educazione sentimentale impartita da una cultura patriarcale. Su questo, non ci sono dubbi. Il punto è che a volte scatta un litigio acceso da parte di entrambi i partner, e in alcune situazioni ciò è stato considerato maltrattamento, quando difatti non lo è.

Un acceso litigio può essere scambiato per maltrattamento, e per questo bisogna stare attenti alla normativa. Nella maggior parte dei casi purtroppo, si tende a stare in allerta a causa degli innumerevoli casi di femminicidio.
L’obiettivo è aiutare le donne vittime di violenza. È importante rendere giustizia quelli che lo sono, distinguendoli da quelli che non vi rientrano.
La legge interviene differenziando violenza fisica e psicologica. Quest’ultima fatta di umiliazioni costanti, è più difficile da far trapelare, ma è allo stesso modo pericolosa.
La Cassazione con la sent. n. 21289 dello scorso 6 giugno ne ha definito i confini, ponendo un principio cardine: chi offende la moglie/marito davanti a tutti, commette reato.
Un freno per entrambi. È chiaro che nella maggior parte dei casi è l’uomo a compiere questi atti, ma è giusto anche non generalizzare. L’art. 572 del Codice Penale disciplina i maltrattamenti in famiglia trattando violenze fisiche e psicologiche, specie se davanti amici o familiari.
In un caso trattato dalla Cassazione, un uomo era stato assolto in Appello dall’accusa di maltrattamenti, ma la Suprema Corte l’ha annullata. Secondo quest’ultima era stata sminuita la gravità delle condotte: si era consolidata una vera prevaricazione dell’uomo ai danni della donna!
La sentenza permette di comprendere la distinzione tra “litigio familiare e delitto di maltrattamenti”.
Come capire quando è un maltrattamento e un un litigio acceso
Nel primo c’è una situazione di parità tra i coniugi durante un conflitto acceso, ma basato sul riconoscimento reciproco del punto di vista altrui. Nel secondo c’è sbilanciamento: una parte impedisce all’altra in maniera sistematica di esprimere il suo punto di vista. Ecco i campanelli d’allarme.

Il fatto di “rifiutarsi” sistematicamente di ascoltare il giudizio o la volontà dell’altro, è un grosso campanello d’allarme. Come lo è anche la relazione consapevolmente sbilanciata da una parte a causa della mascolinità tossica che contraddistingue la società.
Non mancano situazioni come lo sfruttamento delle condizioni soggettive dell’altro. Ad esempio, esercitare controllo denigrando il partner per l’età, la possibile disabilità, o anche la gravidanza oppure uno stato di salute precario. Inoltre, deve esserci anche una sistematica soccombenza sempre dello stesso soggetto mediante umiliazioni e limitazioni delle libertà personale.
Se si prova paura per la propria incolumità psicologica e/o fisica, o si sente di essere sempre a rischio e sotto controllo, si è sottoposti a manipolazione emotiva che può sfociare nel ricatto. È sbagliato sia in pubblico che in privato, ma davanti a terzi denigra anche la sfera sociale, non solo il rapporto di coppia, ignorando persino di recare un danno aggiuntivo quando si maltratta in pubblico.