Una truffa telefonica è stata messa in atto ai danni di alcune monache di clausura, causando una perdita di denaro da oltre 2000 euro.
Le truffe sono un grave problema all’interno della società, ed è purtroppo una realtà che non accenna a diminuire. E anzi, a quanto pare non conosce neppure confini.

Di truffe se ne vedono parecchie, e soprattutto negli ultimi tempi, sono in genere digitali, con malintenzionati che inviano sms o mail sui cellulari delle persone, fingendosi banca, Poste, INPS, Agenzia Entrate e molto altro ancora, per portare i malcapitati a cliccare e poi, se inviano le credenziali, sottrarre dati e denaro.
Un modus operandi molto pericoloso, a cui è bene fare attenzione. Ma c’è anche il classico, purtroppo, della truffa telefonica, in cui si riceve una telefonata dal contenuto ingannevole, in cui si può cadere più facilmente di quanto si immagini.
Ed è proprio ciò che è accaduto di recente a delle monache benedettine di Tagliacozzo (L’Aquila), in Abruzzo. Scopriamo meglio che cosa è accaduto, nel dettaglio.
Truffa ai danni di monache benedettine: cosa è accaduto
Vittime della suddetta truffa, le monache di un antico convento benedettino, ossia quello dei Santi Cosma e Damiano.

A spiegare l’accaduto è stato il sindaco di Tagliacozzo, Vincenzo Giovagnorio. Nel dettaglio, la madre Badessa del convento, ha ricevuto una chiamata in cui, una sedicente dipendente comunale, dopo averle parlato con una certa precisione di un contributo economico devoluto dalla Regione per presunte opere di manutenzione del tetto del monastero, e averle spiegato che i soldi le erano stati inviati sul loro conto, le ha fatto una strana richiesta.
La donna al telefono, le avrebbe chiesto di rimandarle 2.700 euro su un altro conto, in quanto c’era stato un errore nella somma che avevano accreditato, ossia, invece di 30 mila euro, 32.700 euro, destinati, a suo dire, a un altro conto.
La Badessa, che non immaginava fosse una truffa, anche perché avrebbe parlato anche con un sedicente direttore di banca che le aveva detto di portare la ricevuta in Comune, dopo aver eseguito il bonifico postale, si è recata alle Poste e ha eseguito l’operazione, inviando indietro, ignara, le 2.700 euro.
Quando si è recata in Comune, ha poi scoperto che poteva trattarsi di una truffa. Nonostante ci si sia attivati subito per recuperare la cifra, non è stato possibile per la rapidità dell’operazione Postepay. I carabinieri, tuttavia, stanno indagando per risalire ai responsabili.