Nel giorno della morte di Papa Francesco spunta la confessione che lui stesso aveva fatto a Giovanni Paolo II in uno dei momenti più difficili della sua vita.
L’annuncio della morte di Papa Francesco è arrivato nella mattina del Lunedì dell’Angelo, cogliendo molti di sorpresa, visto che ieri in occasione della Pasqua non aveva voluto mancare alla benedizione Urbi ed Orbi. In questo momento lui aveva dimostrato come volesse essere vicino ai fedeli in una delle festività cristiane più importanti, anche se l’idea che fosse tornato a Casa Santa Marta, dove è scomparso, aveva fatto sperare che potesse riprendersi, anche se lentamente.

Secondo quanto rivelato da ‘Il Messaggero’, il Santo Padre avrebbe avuto una crisi respiratoria nella notte, che gli è stata fatale. L’episodio è scaturito anche a causa dell’esposizione all’aria e dalla stanchezza accumulata. I medici lo avevano invitato ad agire con la massima cautela, mettendolo in guardia dai contatti con le persone, lui però voleva incontrare chi era presente a Piazza San Pietro. Ancora una volta è stata la fede a prevalere in lui. Sicuramente Bergoglio lascia un segno indelebile nella storia della Chiesa, al pari di Giovanni Paolo II, rimasto nel cuore di tutti.
Il grande legame tra Papa Francesco e Giovanni Paolo II
La scomparsa di Papa Francesco addolora tantissime persone, consapevoli di quanto lui abbia fatto negli anni di pontificato. Grazie a lui si sono avvicinate alla Chiesa anche persone che non lo erano, con segnali di apertura che fino a quel momento erano spesso mancati. Nel corso del tempo lui ha avuto in più occasioni parole di conforto per tutti, compresi quelli che la Chiesa chiama “gli ultimi”, che non si sono più sentiti emarginati, ma anzi hanno trovato un sostegno a cui aggeapparsi nelle difficoltà.
Impossibile quindi non notare la capacità di mettersi al servizio degli altri che ha caratterizzato un altro Santo Padre amatissimo come Giovanni Paolo II. Alla sua figura lui era legatissimo, visto che è stato lui a nominarlo Cardinale. Bergoglio non ha mai dimenticato il giorno in cui aveva avuto la possibilità di conoscere Wojtyla.

“L’ho incontrato in un momento davvero buio, nel suo secondo arrivo in Argentina nel 1987 – ha raccontato Papa Francesco in un’intervista nel libro “San Giovanni Paolo Magno” -. Ero appena rientrato dalla Germania dopo un periodo che avevo passato lì per scrivere un dottorato su Romano Guardini. Avevo voluto allontanarmi un po’ da un clima teso nella mia stessa provincia religiosa. Tante volte, nel corso della mia vita di sacerdote e di vescovo ho guardato a lui chiedendo nelle mie preghiere il dono di essere fedele al Vangelo come lui ci testimoniava. San Giovanni Paolo II è stato un grande testimone della fede, un grande uomo di preghiera che ha vissuto completamente immerso nel suo tempo e costantemente in contatto con Dio, una guida sicura per la Chiesa in tempi di grandi cambiamenti”.

Entrambi hanno voluto portare avanti il loro Ministero fino all’ultimo, nonostante le evidenti sofferenze. A questi aspetti Papa Francesco guardava da tempo con ammirazione, come aveva sottolineato nel testo. “La sofferenza che ha vissuto affidandosi totalmente al Signore – ha scritto ancora Papa Francesco – lo ha forgiato. Questa l’ha reso ancora più forte la fede cristiana alla quale era stato educato in famiglia. È stato uno straordinario educatore di tanti giovani. Attraverso lui, giovane prete, sono stati introdotti nel cammino di una fede concreta, testimoniata, vissuta in ogni istante della vita”.