Carta stagnola, protegge gli alimenti ma può danneggiare i reni: il Comitato per la Sicurezza Alimentare lancia la sentenza

In molti usano ancora la carta stagnola in maniera errata, ma questo atteggiamento può mettere seriamente a rischio la salute.

Dal pesce al cartoccio fino all’avvolgimento di un panino: chi di noi non ha mai utilizzato la carta stagnola almeno una volta nella vita? Probabilmente tutti. Negli ultimi anni, però, gli studi su questo materiale hanno rivelato una realtà meno idilliaca, tanto che molti consumatori hanno scelto di ridurla – se non addirittura eliminarla – dalle proprie abitudini.

Rotolo di carta stagnola e simbolo allerta
Carta stagnola, protegge gli alimenti ma può danneggiare i reni: il Comitato per la Sicurezza Alimentare lancia la sentenza – ot11ot2.it

Perché la carta stagnola fa male ai reni, e più in generale al nostro organismo. Se ne parla da anni, ma troppo spesso queste informazioni vengono archiviate come leggende metropolitane o come risultati di studi poco affidabili.

Proprio per questo motivo è intervenuto il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare, che ha scelto di fare chiarezza sulla questione, esprimendo il proprio parere sulla carta stagnola – o meglio, sull’alluminio in generale. In particolare, il CNSA evidenzia alcuni rischi che oggi vengono considerati molto più seri rispetto al passato.

Perché la carta stagnola fa male ai reni (e non solo)

Il problema principale della carta stagnola sta tutto nella sua composizione. È fatta di alluminio puro, un materiale leggero che, a contatto con il calore o con certi tipi di alimenti, inizia a rilasciare particelle. Particelle che finiscono dritte nel nostro cibo.
Una volta ingerito, l’alluminio viene in parte smaltito dai reni. Il guaio arriva quando l’esposizione diventa continua: il metallo si accumula nei tessuti e i reni, già messi a dura prova, rischiano di subire danni ancora più seri.

carta stagnola appallottolata
Perché la carta stagnola fa male ai reni (e non solo) -ot11ot2.it

Il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare è stato chiaro: i più vulnerabili sono i bambini, gli anziani e chi soffre di insufficienza renale. In chi ha i reni già indeboliti, anche una piccola quantità può diventare un carico insostenibile da gestire. E nei bambini il rischio è ancora più alto, perché il loro organismo è più esposto ai metalli pesanti e tende ad assorbirli in misura maggiore rispetto a un adulto.

Ma non si tratta solo dei reni. Livelli elevati di alluminio nel corpo sono stati collegati anche a disturbi neurologici, come il declino cognitivo e altre malattie degenerative. I cibi più a rischio contaminazione? Tutti quelli acidi o molto salati: pomodori, limoni, sottaceti, marmellate (gli alimenti acidi sono quelli dal sapore aspro, come agrumi e pomodori, perché abbassano il pH e favoriscono la reazione chimica con l’alluminio).

Lo stesso discorso vale anche per la cottura. Basti pensare alle vaschette usa e getta o fare il classico cartoccio al forno con la stagnola. Tutto questo può aumentare il rilascio di metallo nel cibo, soprattutto se si usano ingredienti acidi o si cuoce ad alte temperature.

La soluzione, in questo caso, è semplice: basta foderare la stagnola con carta da forno, oppure scegliere contenitori in vetro o ceramica per cucinare in sicurezza.

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