Bonus 1600 euro negato ai pensionati: esclusi dall’accordo, 357 ex dipendenti del Comune minacciano azioni legali
Il tema dei premi di produttività nella pubblica amministrazione continua a generare polemiche, soprattutto quando emergono criteri discriminatori o esclusioni apparentemente ingiustificate. Al centro della discussione c’è ora il bonus 1600 euro, una voce integrativa di stipendio riconosciuta ai dipendenti pubblici come premio di merito.

In diverse amministrazioni, però, questo incentivo è stato negato a chi è andato in pensione prima di una certa data, pur avendo lavorato per tutto il periodo oggetto di valutazione. Una decisione che solleva dubbi giuridici e accende lo scontro tra ex dipendenti e amministrazioni locali.
Quando si parla di bonus 1600 euro, ci si riferisce a una cifra annuale che può incidere concretamente sul bilancio familiare di chi ha servito per anni l’ente pubblico. Escludere i pensionati dal diritto a riceverlo, anche se hanno lavorato nei mesi valutati, è una scelta che molti ex dipendenti giudicano inaccettabile. In questo contesto nasce il caso di Torino, che potrebbe trasformarsi in una vera e propria battaglia legale.
Bonus 1600 euro a Torino: il Comune rischia il tribunale
A sollevare la questione sono 357 ex dipendenti del Comune di Torino, esclusi dall’erogazione del bonus 1600 euro a causa di una clausola inserita nell’accordo integrativo siglato nel 2023 con i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Csa. Secondo questa clausola, solo chi risultava ancora in servizio al 6 dicembre 2023 poteva essere incluso nella graduatoria del premio. Un dettaglio che ha automaticamente tagliato fuori tutti coloro che sono andati in pensione anche pochi giorni prima.

I lavoratori esclusi si oppongono a questa interpretazione, sottolineando che:
- Hanno lavorato durante tutto il periodo valido per l’assegnazione del premio;
- In altri enti, come la Città Metropolitana e la Regione Piemonte, non è stata prevista alcuna clausola simile;
- Una recente ordinanza della Cassazione ha già dato ragione a un pensionato escluso in un caso analogo.
Durante la commissione consiliare del 5 maggio 2025, la vicesindaca Michela Favaro ha ribadito la posizione dell’amministrazione, sostenendo che l’accordo è valido perché firmato dalle rappresentanze sindacali. Tuttavia, gli esclusi non ci stanno: si stanno organizzando per un’azione legale e hanno creato un indirizzo mail per raccogliere segnalazioni da altri lavoratori nella stessa situazione: differenziale2023@gmail.com.
Il rischio per il Comune è concreto. Se i giudici dovessero riconoscere il diritto degli ex dipendenti al bonus 1600 euro, l’amministrazione potrebbe trovarsi a dover rivedere l’intera graduatoria e rimborsare decine – se non centinaia – di ex lavoratori. Un precedente che farebbe scuola anche in altri comuni italiani dove si applicano criteri simili. Il caso è aperto e promette di far discutere a lungo, perché tocca un nodo centrale: il rispetto dei diritti maturati e il riconoscimento dell’impegno, anche quando il rapporto di lavoro è formalmente concluso.