Pensione reversibilità addio: se non sei in regola con questa vecchia legge non puoi sanare

Pensione di reversibilità e convivenza di fatto: i limiti della legge per chi ha vissuto una relazione mai riconosciuta

Negli ultimi anni, il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto ha compiuto importanti passi avanti, ma non tutti sanno che questi diritti hanno un limite preciso: la data di entrata in vigore della Legge Cirinnà. Prima del 5 giugno 2016, infatti, le convivenze non avevano alcun valore giuridico in termini previdenziali, e questo oggi continua a pesare su molte storie personali.

Vedova che tiene un salvadanaio con scritta pensione che cade
Pensione reversibilità addio: se non sei in regola con questa vecchia legge non puoi sanare – ot11ot2.it

Un recente caso giunto fino alla Corte di Cassazione ha chiarito una volta per tutte che non esiste alcun diritto alla pensione di reversibilità per chi ha vissuto una convivenza non formalizzata prima del 2016. Una decisione che, per quanto dura, si fonda su un principio giuridico solido: le leggi non possono avere effetto retroattivo.

Chi ha condiviso anni di vita con un partner, magari assistendolo fino alla fine, senza mai trasformare quella relazione in un’unione civile o un matrimonio, oggi si trova a mani vuote. È quanto accaduto all’uomo protagonista della sentenza n. 24694 del 14 settembre 2021: aveva convissuto a lungo con il compagno, deceduto prima dell’entrata in vigore della legge. Alla sua richiesta di reversibilità della pensione, l’INPS ha detto no, e i giudici hanno confermato.

Pensione di reversibilità e convivenza di fatto: cosa dice la legge?

La Legge Cirinnà ha introdotto tutele fondamentali per chi sceglieva di vivere in una relazione stabile senza sposarsi, ma queste tutele si applicano solo alle situazioni in essere dal 5 giugno 2016 in poi. Questo vuol dire che chi ha perso il proprio compagno o compagna prima di quella data, anche dopo decenni di convivenza, non può accedere alla pensione di reversibilità. Il diritto è riconosciuto solo se:

Martelletto giudice e scritta pensione di reversibilità e convivenza di fatto
Pensione di reversibilità e convivenza di fatto: cosa dice la legge? ot11ot2.it
  • al momento della morte, la relazione era formalizzata come unione civile;
  • la convivenza era registrata nei modi previsti dalla legge;
  • il decesso è avvenuto dopo il 5 giugno 2016;
  • l’INPS ha ricevuto la documentazione completa prevista.

Senza uno di questi requisiti, la reversibilità non viene riconosciuta. La Cassazione è stata chiara: serve un vincolo giuridico preciso, non basta la durata del rapporto o il riconoscimento sociale della coppia. Anche se vissuta alla luce del sole, una relazione priva di riconoscimento legale non dà accesso ai benefici previsti per i coniugi o per i partner uniti civilmente. Questo orientamento, purtroppo, esclude molte persone che oggi si trovano in difficoltà economiche e affettive dopo aver perso il compagno o la compagna di una vita.

Ma per la legge, non si può attribuire valore previdenziale a una relazione senza riconoscimento formale. Il nodo resta sempre lo stesso: pensione di reversibilità e convivenza di fatto sono compatibili solo se la convivenza è stata registrata o trasformata in un’unione civile. In caso contrario, lo Stato non riconosce alcun diritto, neanche in presenza di relazioni durature. Chi oggi convive senza tutele dovrebbe riflettere sull’importanza della formalizzazione. Le scelte affettive sono libere, ma i diritti devono poggiare su basi giuridiche precise.

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