I dati dell’ultimo trimestre rivelano una dura realtà in Piemonte che la etichetta come maglia nera del lavoro: ma cosa è successo?
Se per caso un bel giorno vi svegliate pensando che la vostra vita non è propriamente rosea e, con molte probabilità, è colpa del vostro lavoro, è bene sapere che è il momento di cambiare. Ma prima di farlo, è utile capire cosa succede in questi mesi nella nostra Regione. Così, giusto per non farsi trovare impreparati.

Il Piemonte è da sempre la regione del lavoro, quella invidiata dal resto della penisola per la sua forza produttiva e un’occupazione che ha spesso viaggiato in controtendenza rispetto al resto d’Italia. Eppure qualcosa sta cambiando. E qualcuno, accorgendosene, non solo ha voluto mostrarlo, ma anche far ragionare su questa situazione che ormai si protrae da troppi mesi.
Quel qualcuno non è altro che tutti coloro che hanno tirato giù le ultime previsioni fornite da Unioncamere, tramite il bollettino Excelsior. E da quei numeri emerge un quadro chiaro: cosa è in calo e dove mancano oggi i profili qualificati che il mercato richiede.
Il lavoro riparte, ma non in Piemonte: ecco perché
Mentre il mercato del lavoro nazionale dà segnali di ripresa, in Piemonte si continua a marciare al contrario. I numeri parlano chiaro. Dopo il calo di maggio, anche per il trimestre estivo le previsioni restano negative: a giugno le imprese prevedono 29.750 ingressi, 890 in meno rispetto all’anno scorso. E allargando lo sguardo al periodo giugno-agosto il bilancio è ancora più pesante: 1.970 posti di lavoro in meno, unico segno negativo tra tutte le regioni italiane.

Un primato amaro che si riflette anche nel confronto con il resto del Paese. Se la Lombardia, ad esempio, mette a segno 2.440 ingressi in più, la Liguria +1.270 e persino il Molise cresce, il Piemonte si mostra isolato e in difficoltà.
E non è tutto. A pesare ulteriormente è la cronica difficoltà nel reperire personale qualificato. Come riporta il bollettino Excelsior, “resta la difficoltà a trovare le professionalità richieste dalle imprese, con una quota del 45,1%: i pochi che potrebbero essere assunti non si trovano”.
Eppure, sul fronte istituzionale si continua a dipingere un quadro diverso. Come ci ricorda Torino.Corriere.it, solo pochi giorni fa l’assessore regionale Elena Chiorino parlava di un Piemonte che cresce “nella direzione della stabilità e della qualità dell’occupazione”. Ma di fronte ai numeri, questa narrazione rischia di perdere credibilità. E per chi oggi pensa di cambiare lavoro, il consiglio è uno: meglio rifletterci bene.