Il condono edilizio 2025 fa rallegrare molti italiani che potranno contare su case sanate in modo automatico. I dettagli.
In Italia c’è una lunga storia di condoni edilizi. L’ultimo aiuto arriva nel 2024 con il Decreto Salva Casa che ha concesso di regolarizzare lievi difformità edilizie e ha previsto la sanatoria edilizia di parecchi interventi di trasformazione interna effettuati senza alcun titolo. Grazie a questo decreto è stata data una spinta al settore immobiliare.

Prima del 2024 ci sono stati tre provvedimenti di sanatoria edilizia molto importanti per gli italiani. Nel 1985 la Legge 47 ha concesso la regolarizzazione delle costruzioni realizzare senza licenze fino al 1° ottobre 1983. Nel 1994 la Legge 724 ha esteso la sanatoria fino al 31 dicembre 1993 inserendo la possibilità di regolarizzare immobili sottoposti a vincolo paesaggistico qualora l’abuso risultasse precedente al vincolo.
Infine, nel 2003 la Legge 326 ha esteso nuovamente la sanatoria fino al 31 marzo 2003. Poi lo scorso anno è arrivato il Decreto Salva Casa voluto da Salvini con un nuovo aiuto per i cittadini che hanno effettuato interventi nella propria abitazione senza avere i permessi per procedere. Negli anni, dunque, sono arrivate numerose richieste di condono edilizio ai Comuni. E se le amministrazioni non avessero risposto?
Condono edilizio, se il Comune non risponde vale il silenzio assenso?
Se alla richiesta di condono edilizio non segue una risposta, trascorsi i 24 mesi varrà la regola del silenzio assenso. Significa che seppur l’opera non è sanabile lo diventerà. Lo ha confermato il Consiglio di Stato lo scorso 9 aprile 2025. La sentenza è arrivata su un caso che ha inizio molto tempo fa. Nel 2004 un privato ha presentato 32 istanze di regolarizzazione per 32 box auto realizzati nel 2000 e risultanti pertinenze di abitazioni.

Il privato ha fornito la documentazione completa con fatture di pagamenti, progetti tecnici, accatastamenti, autodichiarazioni. Inizialmente il Comune ha chiesto integrazioni poi ha smesso di rispondere fino a quando sono passati 13 anni e al cittadino arriva l’esito della richiesta, respinta. Per l’amministrazione non ci sono stati i presupposti per far scattare il silenzio assenso ma di parere contrario il Consiglio di Stato.
Dopo 24 mesi dalla domanda del privato il Comune perde il diritto di intervenire e il silenzio diventa assenso, produttivo di tutti gli effetti reali. Non importa se l’opera non è compatibile con il condono, il titolo edilizio verrà comunque consolidato. La sentenza si basa sull’articolo 35 della Legge numero 47/1985.
L’amministrazione ha avuto il tempo di respingere la proposta, non l’ha fatto e dunque ha perso la possibilità di intervenire. Avrebbe potuto sfruttare l’autotutela se avesse chiesto l’annullamento di provvedimenti ritenuti illegittimi entro 18 mesi ma ha atteso 6 anni per tornare sulla questione perdendo nuovamente ogni diritto alla contestazione.