Tra i diversi incentivi presenti sulla casa la maggior parte sono legati alla residenza in particolare del contribuente. Se questo non avviene si rischia grosso.
Avere casa significa anche avere a che fare con diverse tipologie di tasse da versare. È vero anche però che ci sono molti incentivi relativi all’acquisto e al mantenimento degli immobili stessi, ma sono soprattutto legati al fato che l’immobile sia considerato prima casa ovvero sia l’immobile di residenza del contribuente.

Quando l’immobile è la casa principale cioè quella di residenza e dimora fissa del contribuente quest’ultimo ha la possibilità di vedersi elargiti alcuni bonus o esenzioni che permettono di alleggerire il carico fiscale. L’esempio lampante di questa tipologia di aiuti è l’esenzione dell’IMU per la prima casa.
La tassa sul possesso degli immobili è stata introdotta nel 2012 ed è andata a sostituire l’ICI introdotta invece nel 1992. In quel caso si parlava dell’Imposta Comunale sugli Immobili e funzionava pressocché allo stesso modo. Ed proprio dalle modalità di esenzioni dell’ICI che si deve il funzionamento odierno dell’IMU.
ICI, chi aveva diritto all’esenzione dell’imposta
Uno dei debbi che più assale i proprietari degli immobili riguarda proprio l’Imposta comunale sugli immobili; sono in tanti a chiedersi se è attiva ancora oggi e se, quindi, è necessario versarla. In realtà l’imposta non esiste più ed è stata sostituita in toto dall’IMU appunto.

L’elemento più importante dell’IMU odierna deriva proprio da una modifica effettuata all’ICI prima della sua abolizione: stiamo parlando dell’esenzione sulla cosiddetta prima casa.
Fino al 2008 tutti i proprietari di immobili e terreni agricoli erano tenuti al versamento dell’imposta comunale sugli immobili. In quell’anno avviene un’importante riforma sull’imposta che crea l’esenzione al pagamento per i proprietari che dichiaravano come principale residenza l’immobile su cui avrebbero dovuto pagare l’ICI.
C’era però un ma, secondo quella riforma l’esenzione avveniva solo ed esclusivamente nel momento in cui non solo il contribuente ma anche i suoi familiari erano residenti nell’immobile. A distanza di più di 15 anni, una pronuncia della Corte Costituzionale depositata lo scorso 18 luglio afferma che quest’ultima postilla è incostituzionale.
Che significa questo? Che all’epoca avrebbero potuto richiedere l’esenzione tutti i proprietari e contribuenti di immobili residenti nell’immobile sottoposto a pagamento di imposta senza considerare la residenza dei familiari. Si tratta, per la Costituente, di una disposizione discriminatoria e in contrasto con i principi costituzionali. Una pronuncia che, a questo punto, potrebbe aprire la strada a diversi ricorsi e all’arrivo di risarcimenti per i contribuenti dell’epoca.