Il DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) è uno strumento elaborato dalla Commissione Europea per misurare e monitorare i progressi digitali dei Paesi membri dell’UE. Il rapporto del 2019, pubblicato a giugno, mostra un miglioramento generale delle performance digitali in tutta Europa, ma mette anche in luce alcuni ritardi significativi, in particolare per quanto riguarda l’Italia.

Come funziona il DESI
Il punteggio complessivo di ciascun Paese viene calcolato combinando 34 indicatori, raggruppati in cinque aree chiave: connettività, capitale umano, uso dei servizi Internet, integrazione delle tecnologie digitali, e servizi pubblici digitali. Ogni area ha un peso specifico nella composizione del punteggio totale: connettività e capitale umano contribuiscono ciascuna per il 25%, l’integrazione della tecnologia digitale per il 20%, mentre uso dei servizi Internet e servizi pubblici digitali pesano ciascuno per il 15%.
Nel 2019, il DESI ha aggiornato i propri criteri includendo nuovi indicatori che riflettono meglio l’evoluzione tecnologica recente, tra cui la preparazione al 5G, le competenze digitali avanzate, la presenza di specialisti TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) di sesso femminile, l’uso di big data, lo scambio di dati medici e le ricette digitali.
I risultati in Europa
In termini di connettività, i Paesi più performanti risultano essere il Lussemburgo, i Paesi Bassi e la Svezia. La banda larga fissa raggiunge il 97% degli europei, mentre l’83% delle abitazioni è coperto da banda larga veloce (almeno 30 Mbps). Il 60% degli europei può accedere a connettività ultraveloce (100 Mbps o più), valore mai registrato prima dal DESI.
La copertura del 4G è molto diffusa (94% della popolazione), e anche gli abbonamenti alla banda larga mobile sono aumentati: si contano 96 abbonamenti ogni 100 persone.
Dal punto di vista del capitale umano, però, il 43% degli europei non possiede competenze digitali di base. Ciononostante, si registra una crescita costante degli specialisti ICT (8,4 milioni nel 2017). I Paesi nordici (Finlandia, Svezia e Lussemburgo) guidano questa classifica.
Per quanto riguarda l’uso di Internet, l’83% degli europei compie attività online regolarmente: musica, video, social network, e-commerce e online banking sono tra gli usi più frequenti. Il 72% legge notizie online, mentre il 49% effettua chiamate audio o video.
Sul fronte dell’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, si evidenzia una crescita dell’uso del cloud computing (dal 11% al 18%) e dei social media aziendali (dal 15% al 21%). Tuttavia, solo il 17% delle PMI vende online, e meno della metà effettua vendite transfrontaliere.
Per i servizi pubblici digitali, il 64% degli utenti Internet ha inviato moduli online alla pubblica amministrazione. Il 50% dei medici utilizza prescrizioni elettroniche, e il 43% scambia dati sanitari con ospedali o specialisti. I Paesi più avanzati sono Finlandia, Estonia e Paesi Bassi.
L’Italia nel contesto europeo
Nel DESI 2019, l’Italia si colloca al 24° posto su 28 Stati membri. Nonostante alcuni miglioramenti, il Paese mostra ancora ritardi importanti in diverse aree. Vediamo nel dettaglio.
Connettività
L’Italia ha fatto progressi significativi nella copertura della banda larga fissa (oltre il 99,5%) e in quella veloce (NGA), che raggiunge il 90% delle famiglie (superiore alla media UE dell’83%). Tuttavia, è molto indietro per la banda larga ultravelove (100 Mbps o più): solo il 24% delle abitazioni è servito, contro una media UE del 60%.
Un dato positivo riguarda l’assegnazione dello spettro 5G, dove l’Italia è al secondo posto in Europa con il 60% dello spettro assegnato (contro il 14% della media UE).
Capitale umano
L’Italia è al 26° posto in questa dimensione. Solo il 44% degli italiani tra i 16 e i 74 anni ha competenze digitali di base, rispetto al 57% della media europea. La quota di specialisti ICT è pari al 2,6% della forza lavoro, contro il 3,7% dell’UE. Inoltre, solo l’1% dei laureati italiani ha un titolo in ambito TIC, e la presenza femminile nel settore è molto bassa.
Uso dei servizi Internet
Il 19% degli italiani non ha mai usato Internet, una percentuale molto più alta rispetto alla media UE. Tra le attività più diffuse ci sono streaming musicale e video, giochi online, e l’uso dei social network. La lettura di notizie online è tra le più basse in Europa, mentre la partecipazione a corsi online resta ancora limitata.
Integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese
L’Italia è al 23° posto. Le imprese fanno progressi nell’uso del cloud e dell’e-commerce, ma restano sotto la media UE: solo il 10% delle PMI italiane vende online, e solo il 6% effettua vendite transfrontaliere. Tuttavia, il 37% delle imprese italiane condivide internamente informazioni in formato digitale, un dato superiore alla media UE.
Servizi pubblici digitali
L’Italia si piazza al 18° posto, con buoni risultati negli open data (4° posto in Europa) e nei servizi sanitari digitali (8° posto). In aumento anche i moduli precompilati (dal 21° al 19° posto) e la completezza dei servizi online (91/100). Tuttavia, l’uso effettivo dei servizi eGovernment da parte dei cittadini resta basso: solo il 37% degli italiani li utilizza, contro una media UE del 64%.
Conclusioni
Il rapporto DESI 2019 mostra che l’Italia ha ancora molta strada da fare per raggiungere la media europea in termini di digitalizzazione. Nonostante i progressi su alcuni fronti, come la copertura NGA e i servizi digitali della PA, restano forti carenze nel capitale umano, nella partecipazione online e nella digitalizzazione delle PMI. Investire in competenze digitali, infrastrutture e servizi innovativi è la chiave per colmare il divario e cogliere le opportunità della trasformazione digitale.