Sono molte le segnalazioni negli ultimi giorni di blocchi improvvisi degli account WhatsApp: ma cosa sta succedendo e perché accade.
Ci hanno sempre detto che WhatsApp è sicuro e che non c’è alcuna possibilità che venga violato. Al contempo, siamo sempre stati convinti che le nostre chat fossero private, visibili solo a noi e all’utente con cui interagiamo. Tutto condito dalla crittografia end-to-end, che rende concrete tali affermazioni. Eppure questo non è bastato per proteggere l’utente, motivo per cui, in un certo senso, quelle chat verranno ‘violate’ dalla stessa piattaforma.

Perché sì, WhatsApp ha il potere di bloccare gli utenti, ma non lo fa solo tramite segnalazioni esterne. Lo fa analizzando le stesse conversazioni, senza il bisogno di leggerle. Sembra un paradosso, eppure è necessario per mantenere una buona permanenza nella piattaforma. Questo comporta anche il fatto che non importa se l’ex vi abbia tradito con la vostra migliore amica. Conta cosa gli dite. E qui il quadro si fa più complesso.
Ma ciò che è importante sapere è il meccanismo. Non serve perdersi tra i tecnicismi, ma capire perché da un momento all’altro WhatsApp potrebbe bloccare l’account, come evitarlo e perché questa accortezza di Meta è importante.
Come e quando scattano i blocchi, e perché WhatsApp ha scelto questa strada
Per capire cosa sta accadendo, bisogna partire da un dato: ogni giorno su WhatsApp viaggiano miliardi di messaggi. In mezzo a questa mole si annidano anche contenuti molesti, spam, messaggi automatici e vere e proprie truffe. Non si tratta di casi isolati. Per questo la piattaforma ha deciso di alzare il livello dei controlli, puntando su un sistema che interviene prima ancora delle eventuali segnalazioni degli utenti.

Sì, perché se una volta i blocchi scattavano quasi solo dopo una serie di segnalazioni manuali, ora WhatsApp è in grado di rilevare autonomamente comportamenti anomali. Come? Non leggendo il contenuto delle chat – che resta protetto dalla crittografia – ma analizzando metadati e pattern di utilizzo. Se un account inizia a inviare decine di messaggi identici in poco tempo, o usa strumenti automatici non autorizzati, il sistema lo intercetta e può applicare una restrizione.
E non si parla solo di spam. Anche messaggi offensivi o molesti possono far scattare il blocco. Se, presi dalla rabbia per un tradimento, si comincia a tempestare l’ex di insulti o minacce, il sistema può rilevare l’anomalia. Il meccanismo si basa su segnalazioni e algoritmi che riconoscono comportamenti tossici.
Il blocco, va detto, è solo temporaneo. Si potranno comunque ricevere messaggi e rispondere alle conversazioni già attive, ma sarà impossibile avviarne di nuove per tutta la durata della restrizione. Una sorta di avvertimento soft, studiato per spingere gli utenti a correggere eventuali comportamenti scorretti, senza arrivare subito alla misura più drastica: il ban definitivo. L’obiettivo, in fondo, è quello di mantenere un ambiente il più possibile sano e vivibile per tutti.