Bastano davvero solo 5 anni di contributi per andare in pensione? Scopri i casi che lo permettono anche nel 2025
Andare in pensione con soli 5 anni di contributi può sembrare un sogno irraggiungibile, soprattutto in un sistema previdenziale che generalmente richiede almeno 20 anni di versamenti. Tuttavia, anche nel 2025, ci sono almeno due eccezioni importanti che consentono di accedere alla pensione con una carriera contributiva così breve.
Si tratta di situazioni particolari, ma reali, che rispondono in modo affermativo alla domanda: bastano 5 anni di versamenti per la pensione? Il primo caso riguarda i cosiddetti “contributivi puri”, ovvero coloro che hanno iniziato a versare contributi solo dopo il 1° gennaio 1996, data di entrata in vigore della riforma Dini.
Questi soggetti, non avendo alcun contributo accreditato prima di quella data, rientrano nel sistema contributivo pieno e, al compimento dei 71 anni di età, possono accedere alla pensione di vecchiaia con soli 5 anni di contributi effettivi. È fondamentale però che questi contributi siano stati regolarmente accreditati e che il soggetto non abbia altre forme di previdenza antecedenti alla riforma. Si tratta di una misura pensata per garantire una forma minima di tutela anche a chi ha avuto carriere lavorative molto frammentate o discontinue.
Un secondo caso in cui bastano 5 anni di versamenti per la pensione è quello degli invalidi civili con una riduzione significativa della capacità lavorativa. In particolare, chi viene riconosciuto invalido con almeno il 67% di invalidità, può accedere all’assegno ordinario di invalidità anche con soli 5 anni di contributi, a patto che almeno 3 di questi siano stati versati nei 5 anni precedenti alla presentazione della domanda.
L’iter prevede una visita presso la Commissione Medica INPS/ASL, che valuta il grado di invalidità sulla base di documentazione medica certificata. Questa prestazione non prevede limiti di età e può essere assegnata anche a persone in età lavorativa, purché si rispetti il requisito contributivo e il grado minimo di invalidità richiesto. In molti casi, l’assegno viene sottoposto a revisione ogni tre anni e può diventare definitivo dopo tre revisioni consecutive con esito positivo.
Raggiunti i 67 anni di età, l’assegno può trasformarsi in pensione di vecchiaia se nel frattempo si è raggiunto il requisito contributivo dei 20 anni, oppure nell’assegno sociale, se i contributi restano inferiori a tale soglia. Anche se poco conosciute, queste due possibilità offrono una risposta concreta a chi si chiede se bastano 5 anni di versamenti per la pensione. Due soluzioni diverse, ma accomunate da un unico risultato: il diritto, anche con pochi anni di lavoro, a una forma di tutela previdenziale.