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Netflix stravolge la serie cult ed è subito bufera: “E’ una roba pacchiana”

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Fabio Scapellato

Netflix cerca sempre di cogliere l’interesse del pubblico prima di produrre una serie ma alle volte il risultato non è quello che tutti si sarebbero aspettati e nasce un vespaio: cosa ha indispettito i fan in questi giorni.

Non si può discutere l’impegno di Netflix nel dare spazio a serie tv e film che coprono varie tipologie di prodotto e interessano a diversi target di utenza. La piattaforma streaming è forse quella più completa che ci sia in circolazione e di certo è quella che propone il maggior numero di contenuti mensilmente.

Netflix stravolge la serie cult ed è subito bufera: “E’ una roba pacchiana” – ot11ot2.it

Riguardo la qualità generale delle serie tv e dei film, però, qualche appunto può essere fatto. In linea di massima estetica e fotografia hanno sempre un livello medio-alto, segno che a livello produttivo il budget non manca, meno costanza c’è invece nella qualità della scrittura dei personaggi e nella sceneggiatura, a volte davvero a fuoco e altre volte un po’ raffazzonate.

L’ultima serie Netflix che ha fatto discutere è quella dedicata a Devil May Cry, brand amatissimo dagli appassionati di videogame che già in passato aveva ricevuto una trasposizione seriale non esattamente amata dai fan. Il fatto che la “Grande N” dello streaming abbia deciso di puntarci con decisione ha fatto sussultare i cuori degli amanti del videogame.

Le buone sensazioni erano dovute al fatto che ultimamente è stato fatto un lavoro egregio con le trasposizioni dal mondo videoludico, oltre all’eccellente Arcane, infatti, in questi anni abbiamo apprezzato le ottime conversioni di Cyberpunk e Onimusha. Al di fuori di Netflix anche le trasposizioni di The Last of Us, Fallout e Super Mario hanno confermato che ultimamente c’è maggiore attenzione a rendere giustizia alle opere di partenza.

Le critiche alla svolta politica di Devil May Cry

Sebbene la serie sia stata accolta con gioia dai possessori dell’abbonamento, i quali si sono fiondati a vederla facendo registrare un ottimo record di visualizzazioni che ha fatto scattare automaticamente la produzione della seconda stagione, non tutti hanno apprezzato quanto visto.

Le critiche alla svolta politica di Devil May Cry – Netflix – ot11ot2.it

Parte delle critiche riguardano la scrittura del personaggio principale, giudicato non troppo poco aderente a quello del videogame ma anche marginalizzato per gran parte della serie e reso co-protagonista se non a volte comprimario dell’azione. Una scelta che ha fatto storcere decisamente il naso, anche perché il suo spazio è stato occupato dall’ormai solito personaggio femminile forte (che non è stato inventato, ma nel videogame ha uno spazio relativo).

Che vi sia una motivazione “politica” dietro questa scelta lo conferma anche la trama della prima stagione, nella quale viene dato ampio risalto ad un corpo governativo che si occupa di mantenere al sicuro la popolazione dai demoni. Fin qui nulla di troppo strano e nemmeno di innovativo, ma il fatto è che ad un certo punto della trama il corpo governativo diventa il male assoluto, i demoni diventano dei migranti maltrattati e vessati sia dal loro governo che da quello umano, dimostra un palese intento degli sceneggiatori.

Se ciò non bastasse, il vicepresidente di fede cattolica ferrea e dal pensiero conservatore mira alla guerra ai demoni esclusivamente per trarre profitto dal conflitto. Insomma un videogame che parla di un cacciatore di demoni si è tramutato in una “velata” critica contro l’America e la sua parte repubblicana.

Aveva senso una trama politicizzata di Devil May Cry? – Netflix – ot11ot2.it

Il problema in realtà non sarebbe nemmeno la critica in sé, ma il modo in cui viene fatta, tanto che alcuni utenti Reddit la commentano in questo modo: “è un tentativo superficiale di fare un commento su qualcosa successo 20 anni fa. Rendere i demoni rifugiati, ironicamente demonizza i rifugiati, e fare dell’intera razza umana mostri genocidi non è la presa illuminata che gli scrittori pensano che sia. Non è che la gente vuole censurare la critica americana. È una ‘roba’ pacchiana dire ‘noi eravamo i veri mostri’ che è stata fatta più e più volte”.

Critica e satira non vanno mai demonizzate, anzi ben vengano se sono fatte in modo coerente e brillante, con scritture e storie che invitano a riflettere e a porsi domande, ma qui sembra semplicemente una mossa furba per attirarsi la simpatia di adolescenti che già hanno un minimo di senso critico e sociale, ma soprattutto che sono già propendenti verso una determinata visione delle cose.

La domanda sorge dunque spontanea, c’era davvero bisogno di infarcire un prodotto volutamente caciarone e mindless con una ruffiana e superficiale critica sociale?

Fabio Scapellato

Sono laureato in Lingue, percorso Scienze per la comunicazione internazionale. Appassionato di giornalismo sin dal Liceo, scrivo da anni per blog, siti e testate giornalistiche e sono da diverso tempo giornalista pubblicista. Ho una passione smodata per il calcio e per gli sport in generale con preferenza per il Basket, la MotoGp, il Tennis e la Pallavolo. Amante del cinema d’autore, consumo nel tempo libero vagonate di serie tv, film, videogame e libri. Ritengo che la forma di narrazione più completa che ci sia oggi sia quella videoludica, anche se, come ogni medium giovane, deve ancora superare il preconcetto della massa.