Il molti la chiamano procrastinazione, altri pigrizia; ma la verità sul motivo per cui tendiamo a rimandare tutto all’ultimo è decisamente più articolata.
Conosciamo tutti quella persona che, pur avendo molteplici cose da fare, tende a rimandarle fino all’ultimo minuto, quello in cui si mette come una macchina a completare le mansioni a tempi strettissimi dalla scadenza. Quella persona, con molte probabilità, siamo proprio noi.
E se è così, ce ne hanno dette di ogni: che siamo pigri, scansafatiche, disorganizzati e chi più ne ha più ne metta. A dire il vero, è la stessa psicologia che ce l’ha confermato negli anni. Eppure, dopo vari studi in materia, arriva il colpo di scena: è procrastinazione, sì, ma non è nemmeno colpa nostra.
Si tratta di un meccanismo sottile e molto ben articolato che attiva il nostro cervello per proteggerci. Preserva la nostra lucidità mentale e, al contempo, ci aiuta a essere impeccabili. Certo, questa non è una scusa per continuare dinamiche poco sostenibili dal punto di vista pratico e mentale, ma è curioso sapere come le neuroscienze abbiano spiegato qualcosa che fino a ieri è sempre apparso come fisiologico, ma al tempo stesso colpevolizzante.
Non è questione di svogliatezza o scarso senso del dovere: la scienza ha chiarito che dietro il rimandare cronico si nasconde un meccanismo di protezione emotiva. Studi come quelli coordinati dal professor Tim Pychyl della Carleton University e dalla dottoressa Sirois della University of Sheffield, hanno dimostrato che la procrastinazione è una vera strategia di evitamento, con radici profonde nel funzionamento del nostro cervello.
In sostanza, davanti a un compito percepito come spiacevole o potenzialmente frustrante, il sistema limbico – la parte più antica ed emotiva del cervello – prende il sopravvento sulla corteccia prefrontale, responsabile di ragionamento e pianificazione. Questo ‘corto circuito’ spegne le funzioni più razionali e ci spinge a cercare sollievo immediato: scorrere social, guardare una serie, fare altro. Tutto pur di non affrontare l’ansia o la paura del fallimento.
Alcuni esperti parlano di ‘ansia anticipatoria’: il cervello valuta il compito come minaccia, innescando una reazione simile a quella di fronte a un pericolo reale. E più si rimanda, più cresce la tensione, creando un circolo vizioso. Non a caso, molti procrastinatori sono in realtà perfezionisti estremi, convinti di dover fare tutto alla perfezione e terrorizzati dal rischio di sbagliare.
Quindi no, non è solo pigrizia. È un meccanismo di difesa che – se compreso – può essere gestito in modo più sano, senza colpevolizzarsi. Perché sapere come funziona il cervello è il primo passo per avere un rapporto quanto più positivo con esso.