Puoi pure scordarti la pensione di reversibilità: se rientri in una certa categoria, l’Inps non te la dà anche se non hai alcun reddito.
Un’altra mazzata colpisce in pieno volto tutte quelle persone già afflitte per la perdita del coniuge. In alcuni casi, anche se una persona ha un Isee bassissimo e non ha alcun reddito, l’Inps non riconosce la pensione di reversibilità né al coniuge rimasto in vita né agli eventuali figli.

La pensione di reversibilità è quel trattamento che spetta al coniuge o ai figli di un soggetto venuto a mancare e titolare di assegno previdenziale. In molte situazioni, se una persona muore all’improvviso, quell’assegno può rappresentare l’unica forma di reddito per i superstiti.
Eppure c’è una situazione molto particolare in cui, anche se il coniuge superstite non lavora e non ha alcun reddito, l’Inps non riconosce alcuna forma di reversibilità. Da cosa dipende? Tutto dipende dalla misura con cui si sceglie di accedere alla pensione: c’è una strada che, in tal senso, è davvero poco vantaggiosa.
Pensione di reversibilità: ecco quando non ne hai diritto
Molte persone stanno vivendo un doppio dramma: non solo hanno perso il proprio coniuge ma l’Inps non riconosce loro nemmeno l’assegno di reversibilità e, dunque, sono rimaste completamente a bocca asciutta e magari senza nessun’altra forma di reddito. Ma cosa sta succedendo? Come mai l’Inps rifiuta di erogare l’assegno al coniuge superstite?

Se il titolare dell’assegno previdenziale ha scelto di accedere alla pensione con Ape sociale, allora, in caso di decesso prima del raggiungimento dell’età pensionabile, al coniuge superstite non spetterà nessun assegno di reversibilità. Ape sociale permette di accedere alla pensione ad appena 63 anni e 5 mesi con 30 o 36 anni di contributi. Questa opzione si rivolge unicamente alle seguenti categorie:
- caregivers;
- lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%;
- disoccupati;
- addetti ai lavori usuranti (in questo caso il requisito contributivo non è di 30 ma di 36 anni).
A fronte di un beneficio anagrafico, bisogna, però, tenere conto di diversi svantaggi. In primis chi sceglie di andare in pensione con Ape sociale potrà avere un assegno di massimo 1500 euro al mese. In secondo luogo con Ape sociale non si ricevono né la tredicesima né la quattordicesima. Non si può tornare a lavorare per arrotondare: ammesso solo il lavoro autonomo in forma occasionale e solo fino ad un massimo di 5000 euro lordi all’anno.
La cosa più grave, però, è che Ape sociale non è reversibile: se il titolare dell’assegno muore prima di aver raggiunto l’età per la pensione di vecchiaia ordinaria – cioè 67 anni – al coniuge e ai figli, l’Inps non dovrà riconoscere nulla, anche se essi non avessero altra forma di reddito. Questo perché Ape sociale non è considerata una pensione vera e propria ma un “assegno ponte” che accompagna il soggetto fino alla pensione di vecchiaia.